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Riondino, La guerra è finita, storia liberazione nel segno memoria /VIDEO

Riondino, La guerra è finita, storia liberazione nel segno memoria /VIDEO

Su Rai1 da 13 gennaio la nuova fiction con la regia di Soavi

ROMA, 09 gennaio 2020, 10:09

Nicoletta Tamberlich

ANSACheck

Tv- La guerra è finita, la storia della liberazione su Rai1 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tv- La guerra è finita, la storia della liberazione su Rai1 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tv- La guerra è finita, la storia della liberazione su Rai1 - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Questo film offre la possibilità di ascoltare le storie che conosciamo grazie a testimonianze di persone oggi adulte come la senatrice Liliana Segre (richiusa ad Auschwitz quando era una bambina e sopravvissuta mentre suo padre no), ma gurdandoli con gli occhi dei fanciulli. Qui, sono infatti le vittime a parlare, poco dopo essere state salvate. La perdita di un cucchiaio comportava nei campi di concentramento la condanna a morire di fame e loro sono per miracolo, in pochi scampati allo sterminio".

   - Michele Riondino parla nel corso della presentazione alla Casa del Cinema a Roma de 'La Guerra è Finita', serie tv che lo vede protagonista, in quattro prime serate su Rai1 (in onda il lunedì dal 13 gennaio) e che narra quello che è "venuto dopo" la Liberazione e gli orrori dei campi di concentramento. Tra i sopravvissuti anche chi non troverà più nessuna famiglia ad attenderlo: bambini, bambine e adolescenti che hanno visto e vissuto l’orrore – allora ancora nascosto e indicibile – dei campi di sterminio. Questa storia parla di loro e di alcuni adulti coraggiosi che aiutano i ragazzi a riemergere lentamente alla vita, in un luogo improvvisato e privo di risorse, sullo sfondo di un’Italia provata, miserabile, ridotta in macerie.
Per la prima volta, un tv movie dove non si parla di morte ma di rinascita, di voglia di rimboccarsi le maniche. Al fianco dell'attore pugliese Isabella Ragonese, Andrea Bosca, Carmine Buschini e Valerio Binasco. Quest'ultimo interpreta il personaggio ispirato a Moshe Zeiri che per primo organizzò un centro di raccolta dei piccoli sopravvissuti. La vicenda è spostata dai monti della Bergamasca alla pianura emiliana.
"La guerra è finita - ricorda il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta - nasce da una storia vera, quella dell'esperienza di Sciesopoli a Selvino, dove tra il 1945 e il 1948 furono raccolti in un istituto e aiutati più di 800 bambini e adolescenti ebrei provenienti dai campi di concentramento di tutta europa perché potessero recuperare la serenità e il diritto alla felicità che era stata loro sottratta. Quella narrata dalla Rai è una storia che intreccia temi delicati attraverso la magistrale capacità di un autore come Sandro Petraglia ed è una libera rielaborazione della realtà con personaggi di fantasia e un'ambientazione nella provincia di Reggio Emilia. Una serie necessaria che interpreta lo spirito del servizio pubblico nella sua capacità di tradurre in una storia i valori comuni in cui tutti dovrebbero riconoscersi e di lavorare sul tema della memoria con il dovere di ricordare l'orrore che è stato, il dolore e la sofferenza di chi lo ha vissuto perché quello che in passato è accaduto possa non avvenire mai più".
È l'aprile del 1945. All'indomani della Liberazione iniziano a tornare in Italia, dai campi, gli ebrei sopravvissuti al nazismo. Tra questi, ci sono dei bambini. Davide (Riondino), un ex ingegnere si reca alla frontiera alla ricerca del figlio deportato due anni prima con sua moglie. Di Daniele non c'è traccia, ma al suo posto c'è un bambino della sua età, Giovanni, muto per i traumi subiti. E insieme a lui ce ne sono altri di varie località e età. Tutti sopravvissuti ai campi, tutti senza nessuno che si prenda cura di loro. Davide li porta a Milano, dove spera che possano ricongiungersi con le loro famiglie, ma arrivato al Centro Rifugiati scopre che non c'è più posto per accogliere loro né i ragazzi arrivati con Ben (Binasco), un ex ufficiale della Brigata Ebraica, e con Giulia (Ragonese), una pedagogista di buona famiglia che si dà da fare come volontaria.
Davide allora decide di portarli tutti in una Tenuta che conosce, abbandonata dai tempi della guerra. Una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction. Per Riondino, "il valore aggiunto di questo progetto è voler raccontare il dramma dell'Olocausto con la forza narrativa del diario di Anna Frank".
"La memoria se non la racconti non esiste - afferma Soavi -.
Mi sono aggrappato alla storia di mia nonna, che si chiamava Levi, e ad una filastrocca che mi ha turbato da ragazzo, ossia Re degli elfi di Goethe". Ragonese rileva: "Fare i conti con il proprio passato, anche oggi è è un modo per andare avanti sempre, non uno slogan".
I toni si alzano alla domanda di un cronista: "Questi fatti storici sono molto conosciuti dai giovani, c'è rischio overdose?" Petraglia si stizzisce: "Sempre le solite questioni".
Interviene Michele Riondino: " Così si alimenta un revisionismo basato sulla reinterpretazione della storia dal punto di vista di chi ha interessi nel raccontarla secondo un punto di vista soggettivo e personale. Si sta sminuendo l'esperienza di individui di persone che hanno perso la vita, comparandoli ad altre vittime che non hanno nulla a che fare con la nostra. Non si parla di Gulag perché in Italia non li abbiamo subiti. Noi parliamo di italiani che hanno ammazzato altri italiani".
Degli Esposti aggiunge: "Due ragazzi che dicevano stupidaggini sull'Olocausto, due giorni fa, hanno picchiato uno che voleva fermarli. E allora io voglio morire di retorica, se questa è retorica"
   

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