(di Alessandra Magliaro)
In America sta facendo il pienone e
in Italia arriva in sala il 1 gennaio 2024 e può contare sul
pubblico in attesa: è Il ragazzo e l'airone, il nuovo film del
maestro dell'animazione Hayao Miyazaki, un regalo per i fan in
tutto il mondo del regista della Principessa Mononoke, La Città
incantata, Il mio vicino Totoro, Ponyo nella scogliera che aveva
annunciato di volersi ritirare. E' quindi un vero e proprio
testamento (a meno di altri pur possibili secondo i rumors)
ripensamenti del premio Oscar 82enne, questa opera applaudita in
anteprima ad Alice nella città e alla Festa del Cinema di Roma e
al festival di Toronto, candidata ai Golden Globe come Miglior
Film d'Animazione. Uscirà in sala con Lucky Red.
Il film ha già battuto i record precedenti dello Studio Ghibli
in molti paesi in cui è uscito: negli Usa ha debuttato con 10.5
milioni di dollari nel primo weekend di programmazione e in
Francia ha raccolto più di 1.3 milioni di spettatori in 4
settimane, mentre Bao Publishing ha pubblicato Il viaggio di
Shuna, manga scritto e disegnato da Hayao Miyazaki nel 1983 e
finora inedito in Italia.
C'è sempre un'aura di leggenda per i film di Miyazaki e e anche
quest'opera non sfugge: sembra che l'anziano maestro abbia
scritto la storia pensando al nipote, a un modo di passare il
testimone della vita.
Il ragazzo e l'airone è in effetti un film testamento:
attraverso il viaggio interiore del ragazzo protagonista che
elabora il lutto della perdita della madre superando una serie
di prove per diventare maturo. Un coming of age doloroso,
crudele, ma con l'incomparabile tocco di Miyazaki in cui in una
sinfonia di natura, animali, colori, personaggi deliziosi si fa
largo la grande umanità da ricercare nel mondo dei vivi e in
quello dei morti, in un viaggio fantastico che ci parla del
mondo che stiamo distruggendo e ci spinge ad un nuovo inizio.
La prima scena del film è un capolavoro: Mahito, un ragazzo di
12 anni, fugge a velocità supersonica (con quello che di bello
può significare per un'opera di Studio Ghibli) verso l'ospedale
in fiamme dove lavora la madre infermiera. Sono gli anni, cui
Miyazaki è molto legato, della Seconda Guerra mondiale.
Purtroppo non riesce a salvarla. L'anno seguente la famiglia da
Tokyo si trasferisce in una villa fuori città immersa nella
natura dove Mahito fa la conoscenza di sua zia Natsuko che è in
realtà la sua matrigna. Il ragazzino è triste, solitario, non
accetta la nuova situazione e non fa che sognare la madre. Ma da
un ficcanaso airone cinerino e poi da arzille vecchiette, da una
coraggiosa piratessa Kiriko, dai deliziosi esserini Warawara,
dai pellicani e dai parrocchetti, dalla potente Himi e da una
misteriosa torre passo dopo passo Mahito troverà la sua strada.
Il ragazzo e l'airone è un film fantasy che per la prima volta
in assoluto racconta avvenimenti dell'infanzia del regista. Il
titolo originale in giapponese, Kimitachi wa Do Ikiruka, che
significa letteralmente Tu come vivi?, è tratto dall'omonimo
romanzo di Genzaburo Yoshino, regalato al regista da sua madre
quando era ancora un ragazzo.
"Non c'è niente di più patetico che annunciare al mondo il
proprio ritiro a causa dell'età e poi fare marcia indietro. Ci
si può rendere conto di quanto sia patetico ma ciononostante
farlo lo stesso?", confessa il misterioso regista. "Per
completare un lungometraggio ci vogliono almeno tre anni. Quando
ero un quarantenne potevo riuscire a farne uno in un anno, ma
adesso che ne ho 75 - si legge negli appunti di avvio progetto -
sarebbe già molto riuscirci in tre anni", aggiunge. "Come sarà
il mondo tra tre anni? L'epoca in cui viviamo, confusamente alla
deriva, indefinibile e incomprensibile, sta forse volgendo al
termine? Il mondo nel suo complesso - si chiede Miyazaki - non è
forse in uno stato di mutamento continuo? Potremmo andare
incontro ad un'epoca di guerra o a un disastro, o perfino ad
entrambe le cose. Un film che richiede tre anni di lavorazione
innanzitutto dovrebbe avere un tono chiaramente pacifista, come
Totoro. Forse un Totoro II? Potremmo farlo. È solo una
sensazione ma, se dovesse scoppiare una guerra, sarebbe ancora
più importante. In secondo luogo un film ambientato in tempo di
guerra. Un film in anticipo sui tempi, realizzato con la
consapevolezza che quell'ipotesi potrebbe avverarsi prima di
riuscire a finirlo. Il film non dovrebbe essere indulgente sulla
sua epoca".
In realtà di anni per Il ragazzo e l'airone ce ne sono voluti
ben sette e il quesito che lui si è posto si è rivelato
purtroppo più che profetico.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA