MARK MAZZETTI, KILLING MACHINE (FELTRINELLI, pp.350 - 19,00 euro) L'americano Raymond Davis viene arrestato dalla polizia pakistana nella città di Lahore per aver sparato a due ragazzi in sella ad una moto che si erano avvicinati alla sua auto con armi spianate. Pochi giorni dopo, "il direttore della Cia avrebbe mentito ad una potente spia pakistana negando che Davis lavorasse per l'agenzia". In realtà, invece, "l'ex berretto verde assunto dalla Cia per una caccia all'uomo in Pakistan era il volto nuovo di un'agenzia spionistica americana radicalmente trasformata da decennio di conflitti lontani dalle zone di guerra dichiarate. Tanti saluti al servizio di controspionaggio impegnato a rubare i segreti dei governi stranieri, ora la Central Intelligence Agency era diventata una macchina omicida, un'organizzazione impegnata nella caccia all'uomo".
Mark Mazzetti, giornalista del New York Times e premio Pulitzer per i suoi reportage dal Pakistan e dall'Afghanistan, in questo suo primo libro, "Killing Machine", racconta la metamorfosi della Cia, soprattutto dopo gli attentati negli Usa dell'11 settembre 2001. "Da quel momento, l'attività della Cia si mischia con quella del Pentagono in un complesso militar-spionistico che indirizza un nuovo modo americano di fare la guerra". Mazzetti racconta da dentro questa nuova guerra invisibile, incontrando i suoi oscuri protagonisti e ricostruendo le loro storie, seguendoli in Pakistan, Somalia e Yemen. E spiega che le guerre americane non si combattono più allo scoperto, con eserciti tradizionali, ma sono diventate guerre ombra. A combatterle, droni pilotati a distanza, spie inviate a creare guerre e sommosse, agenti assoldati sul posto, pronti ad uccidere i nemici politici e infiltrare le elite locali, costruire e disfare governi e milizie.
La storia inizia in una "fredda giornata di fine autunno del 2001, dopo che il presidente George W Bush aveva firmato un'ordinanza segreta che restituiva alla Cia i poteri persi negli anni Settanta, quando una serie di rivelazioni raccapriccianti avevano costretto la Casa Bianca a impedire all'agenzia di controspionaggio a sterminare i nemici dell'America. Quel giorno la Cia stava riferendo come intendeva utilizzare la sua da poco riconquistata licenza di uccidere. Gli agenti Rodriguez e Pato spiegavano un nuovo piano per infiltrare piccole squadre di assassini in altri paesi per rintracciare ed eliminare le persone condannate a morte dall'amministrazione Bush", mostrando fotografie di alcuni bersagli. "Ma come avrebbero fatto le squadre d'assalto a passare inosservate in Germania, Pakistan e altri paesi? Rodriguez e Pato non erano venuti alla Casa Bianca per rispondere a domande precise sull'operazione. Stavano solo chiedendo il permesso. Cheney (il vicepresidente americano, ndr) disse loro di rimboccarsi le maniche". Ad esempio, in Yemen, a caccia di Salim Sinan al-Harethi, ritenuto uno degli organizzatori dell'attentato che nel 2000 aveva ucciso 17 marinai americani in un cacciatorpediniere nel golfo di Aden: "Il cellulare nel retro del Land Cruiser stava inviando un suo segnale in cielo. Avuta conferma che al-Harethi si trovava a bordo, a quel punto la Cia era autorizzata a sparare un missile, che partì dal Predator e distrusse il veicolo, sterminandone gli occupanti. Il corpo di al-Harethi fu identificato tra i rottami grazie ad un segno caratteristico su una gamba, trovata sul posto staccata dal corpo". Nemmeno l'arrivo alla Casa Bianca del democratico Barack Obama, dopo otto anni del repubblicano Bush, cambia le cose.
Anzi, sottolinea Mazzetti, "gli omicidi mirati hanno reso la Cia l'agenzia insostituibile per l'amministrazione Obama e hanno persino migliorato l'immagine in altri campi". Anche perché, secondo un sondaggio della Stanford University, "il paese era diventato sempre più falco in materia di antiterrorismo, e a livelli notevoli".
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