(di Elisabetta Stefanelli) OCTAVE MIRBEAU, LA MORTE DI BALZAC (SKIRA, PP. 66, EURO 9,00).
Le piccolezze, le miserie d'animo, le malattie, le perversioni sono spesso l'altro volto, il volto umano, di grandi personaggi della storia dell'arte, della letteratura, della musica. Vere o false che siano, le storie delle pagine nere della vita dei grandi hanno un indubitabile fascino, attraggono e spaventano, svelando momenti di vita che fanno discutere ma anche riflettere. Tutti elementi questi che troviamo in La morte di Balzac, il libro che la casa editrice Skira porta alla luce dopo un lungo oblio, o meglio una lunga censura. Il piccolo racconto di Octave Mirbeau ha fatto talmente scandalo alla sua prima pubblicazione nel 1907 da essere mandato al macero al momento di andare in stampa. Del resto all'autore non mancava la verve dissacrante, essendo colui che era stato pronto persino a farsi carico delle spese processuali per vedere Emile Zola in tribunale per il suo j'accuse in difesa di Alfred Dreyfus, e in tutta la vita fu strenuo oppositore del perbenismo, come dimostra anche il suo libro più famoso, il Diario di una cameriera dove la protagonista, Celestina, racconta le miserie di una ricca famiglia.
Il libro su Balzac, pubblicato in edizione limitata e anonimo nel 1918 con il titolo La Mort di Balzac, fu riscoperto solo nel 1989 e non era mai stato tradotto fino ad oggi quando arriva in libreria per i tipi di questo piccolo, ma sempre sorprendente editore. Non è difficile capire i motivi dell'ostilità da parte del pensiero comune nei confronti di queste pagine che raccontano con sgarbato realismo i poco edificanti sentimenti di un monumento della letteratura francese come Honoré de Balzac, l'enciclopedico autore della Comedie humaine. Si tratta soprattutto degli ultimi giorni, anzi quasi ore, che lo scrittore passò tra atroci sofferenze e in assoluta solitudine prima di morire il 18 agosto del 1850. Al suo fianco, o meglio sotto lo stesso tetto, c'era la moglie, quella Madame Hanska che lo aveva amato senza conoscerlo, solo leggendo i suoi libri quando era ancora al fianco di un altro uomo, in Polonia.
Balzac, sognando soprattutto la sua fortuna economica, l'aveva a lungo corteggiata per via epistolare e alfine sposata, ma il matrimonio aveva rivelato la ricchezza assai contenuta della donna e certo non tale da risolvere gli enormi problemi economici dello scrittore abituato a vivere assolutamente al di sopra delle sue possibilità. Con il matrimonio in sostanza era finito tutto e per questo Madame Hanska si era presto consolata tra le braccia di un artista di scarso talento - e ancora più scarsa avvenenza, tale Jean Gigoux - che è poi il confidente principale dell'autore del libro e che lui scrive in diretta, la sera stessa: "Non l'ho abbellito, non l'ho esagerato, né smussato". Ma del resto la follia della realtà va oltre anche la penna di Balzac.
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