Il libro più adulto, la fine di un ciclo, la summa delle opere precedenti, ma soprattutto un toccante e scorrevole affresco autobiografico. In questi termini si descrive al meglio 'Dimentica Il Mio Nome', quinto libro del fumettista romano Zerocalcare, al secolo Michele Rech, edito da BAO Publishing. "E' come se i libri precedenti fossero stati un banco di prova per questo - racconta all'ANSA Zerocalcare - e ora sento l'esigenza di cambiare".
Un graphic novel quindi di ampio respiro che ha al centro la biografia della famiglia dell'autore con una storia tanto rocambolesca quanto vera ("gli elementi realistici sono più di quelli inventati", spiega Zerocalcare). Punto di partenza è la morte della nonna Huguette. Questo evento dà inizio a una ricerca nella memoria per riempire i buchi di una storia familiare lacunosa, a partire da una domanda: come è capitato che una ragazza provenzale finisse a Rebibbia? La capacità di Zerocalcare di raccontarsi attraverso un filtro immaginario si è affinata fra libri e blog, e 'Dimentica Il Mio Nome' raccoglie i frutti di un apprendistato all'autobiografia: verità e fantasia si confondono in quella che è la storia più personale di Zerocalcare e la costruzione è quella di un grande romanzo che parte dalla fine per ricostruire i pezzi di un passato misterioso.
La cifra stilistica dell'autore però non è tradita: tornano i legami con l'universo pop caro a Zerocalcare (dai manga al punk), ma i riferimenti culturali vanno anche oltre. Come nel caso delle volpi, personaggi centrali, che sembrano mutuate dalle kitsune del folklore giapponese, le volpi mutaforma ed eroine trickster contro i prepotenti delle fiabe. "Ma il mio rapporto con le volpi è vero", spiega Zerocalcare: in questo caso, come per l'origin story sulla nascita dell'Armadillo (la coscienza zoomorfa del fumettista), l'allusione culturale inserita in un racconto immaginario non contrasta con la verità biografica. Ma le vere fonti letterarie di quest'opera sono altre: fumetti come 'Blankets' di Craig Thompson, 'Rughe' di Paco Roca, 'Portugal' di Cyril Pedrosa e 'unastoria' di Gipi (che ha anche realizzato la copertina 'variant' di questo volume). E poi il Pulitzer 2008 'La breve favolosa vita di Oscar Wao' di Junot Diaz: "Quel romanzo dipinge un enorme quadro anche politico - spiega l'autore - nel mio piccolo ho cercato di scrivere una storia politica perché offre spunti di riflessione sul tema della libertà". Tema centrale del libro è infatti la contraddizione fra sicurezza e avventura, fra comodità e libertà: "per me era importante mostrare che ogni fase della vita ha luci e ombre, che ogni scelta ha il suo prezzo da pagare". E il correlativo oggettivo di quest'idea - alla maniera pop-surreale di Zerocalcare - è un Pisolone. "Se riguardo 'La Profezia dell'Armadillo' vedo un momento molto diverso dall'attuale" conclude l'autore: una distanza che non è segnata solo dalle oltre 200 mila copie dei precedenti 4 libri vendute in 3 folgoranti anni, ma da una maturità autoriale capace di adattare la narrazione episodica alla storia lunga, l'allusione pop all'elaborazione di una voce personale e inconfondibile.
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