AA. VV. ''L'ETA' DELLA FEBBRE'' a cura di Christian Raimo e Alessandro Gazoia (MINIMUM FAX, pp. 332 - 16,00 euro).
Mauro Covacich, che è in odore di Strega, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Elena Stancanelli e Emanuele Trevi, per fare alcuni nomi, vennero proposti 10 anni fa all'attenzione con l'idea che avrebbero avuto un futuro da un'antologia che resta un punto di riferimento sin dal titolo ''La qualità dell'aria'' nata nella fucina di talent scout di Minimum Fax e curata da altri due giovani, Nicola Lagioia e Christina Raimo, il quale, con Alessandro Gazoia, ripete oggi quel fortunato esperimento proponendo undici nuovi autori in un'antologia intitolata ''L'età della febbre''. In occasione dell'uscita di questa, è stata ristampata anche la vecchia (Minimum fax, pp. 378 - 9,00 euro) che raccoglieva storie di oggi narrate da under 40 con una disillusione senza orpelli, come annotò Dario Oliviero. Così i curatori in una nota odierna esprimono anche un motivo di amarezza visto che ''l'emergenza Italia, che all'epoca avvertimmo attraverso il nudo sismografo delle nostre viscere, ha ricevuto sin troppe conferme oggettive'', per notare che nonostante tutto ''d'altra parte c'era la sensazione di un pericolo imminente'' e oggi dispiace leggere queste storie ''come cassandre di un disastro annunciato, per quanto travestito da farsa''. Ora il discorso si fa più complicato, più sfuggente e indecifrabile. Gli under 40 di cui possiamo leggere le prove, per i curatori ''sono postumi'' a un mondo in crisi e i mutamenti non sono più esteriori ma anche profondamente interiori ed è come tutti indagassero il mistero del sentimento corale odierno, che pur tra molte difficoltà, paure, fragilità, rifiuti ha al fondo una spinta vitale, uno slancio, una ''febbre'' che nonostante tutto non è sconfitta e rinuncia. Quel che dieci anni fa poteva ancora essere memoria, testimonianza, ora è momento contingente e individuale, senza veri orizzonti.
Storie insomma chiuse circoscritte a se stessi, al proprio malessere, come quella del Leonardo di Vincenzo Latronico che a Torino ha una storia con Camilla e a Berlino ne ha avuta una con Uwe, ma altri uomini ha frequentato e frequenta occasionalmente, così appena scopre di essere sieropositivo all'Hiv corre in Germania per capire se tutto nasca da Uwe e lì viene ripreso dal suo vivere alla giornata, ma soprattutto dalle sue insicurezze e fantasmi tra sesso e droga, finchè gli arriva la notizia che quell'esame era ''un falso positivo''. Due amori opposti ha anche la Caterina di Claudia Durasanti, che lavora in un albergo di giorno e la sera in un locale equivoco, un ragazzo che sta a Rebibbia e un poliziotto, e vive in modo tragico e noir tra ossessioni, violenze e ricatti. Tutti non vanno più in là del proprio mondo, anche quando lo sguardo dell'autore è più ironico e disincantato, come l'io narrante di Chiara Valerio che chiama la sua vita sentimentale ''fare due passi'' e confessa di essere ''un gran bugiardo. Mento continuamente e con gran naturalezza'' e racconta come iniziò a mentire e a continuare a farlo sostenendo che ''le bugie vere, quelle perfette... sono verità fuori tempo massimo''. Sono solo alcuni esempi, ma sono tutti racconti inquieti, in cui le persone sono inadeguate, apparentemente passive ma che non cedono e vogliono comunque sopravvivere, avere un proprio ''Posto nel mondo'', come si intitola la ricerca di della Ines di Rossella Milone dove quel che conta sembra essere sempre solo il quotidiano, anche quando viene sconvolto dall'imprevisto, senza quel soffrire, quell'eco doloroso che c'era nelle narrazioni della ''Qualità dell'aria'' dieci anni fa. Il tutto con scritture anche diverse (c'è anche un racconto a fumetti di Manuele Fior) ma comunque di qualità, di autori che hanno già alle spalle prove più o meno importanti e quindi una certa sostanza letteraria e qualche volta un tocco poetico.
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