GIORGIO GIULIANI - CARLO MIRRA, 'GO NAGAI. IL PADRE DEI SUPER-ROBOT' (ULTRA, 256 pp., 22 euro) Che cos'hanno in comune i personaggi dei manga Goldrake, Mazinga e Devilman? Per gli appassionati del genere, la risposta è semplice: lo stesso "papà", ossia il disegnatore giapponese Go Nagai. A lui - uno dei più importanti e prolifici mangaka della storia - è dedicato un volume riccamente illustrato pubblicato dalle edizioni Ultra e curato da due giornalisti romani, Giorgio Giuliani e Carlo Mirra, classe, rispettivamente, 1973 e 1974 (in due parole, insomma, la "generazione Goldrake"). 'Go Nagai. Il padre dei super-robot' è l'ultimo arrivato nella collana Shibuya, che prende il nome da uno dei quartieri più affollati di Tokyo e comprende già titoli su icone dell'animazione made in Japan, come Candy Candy o Lady Oscar, e autori cult come Hayao Miyazaki. Inventore dei mecha, gli enormi robot pilotati da esseri umani, irriverente pioniere del fumetto a sfondo erotico - come 'Harenki Gakuen', 'Scuola senza pudore' -, Go Nagai ha contribuito a esportare il fenomeno manga fuori dai confini nazionali e plasmato l'immaginazione di milioni di adulti e ragazzi di tutto il mondo con i suoi personaggi, presto sbarcati anche in tv (le prime puntate di Goldrake e di Jeeg Robot d'Acciaio, alias Ufo Robot, andavano in onda in Giappone esattamente quarant'anni fa). Ripercorrendo la biografia del grande fumettista e le trame delle sue storie, i due autori raccontano anche la genesi delle sue idee di maggior successo. Mao Dante - in un certo senso il precursore di Devilman - è stato ispirato, ad esempio, dalla lettura della Divina Commedia illustrata da Gustave Doré; Mazinga invece è stato concepito mentre Nagai, imbottigliato nel traffico, fantasticava sulla possibilità che alla sua auto spuntassero braccia e gambe per districarsi dall'ingorgo. Non basta, perché le avventure fantascientifiche immaginate da Nagai riflettono temi "importanti" cari all'autore. Pensiamo ancora a Mazinga, il super-robot che però per funzionare ha bisogno di un pilota, il giovane Koji Kabuto (nel cartone animato italiano ribattezzato Ryo). E' dunque "soltanto" un'arma potentissima, che Koji può decidere di utilizzare per fare il bene, oppure il male (non a caso, spiegano Giuliani e Mirra, il nome giapponese Majinga è dato dall'unione di 'ma', demone, e di 'jin', dio). Incarna, in pratica, il potere immenso della tecnologia, quasi un'ossessione per Nagai, che, nato un mese esatto dopo le bombe su Hiroshima e Nagasaki, ha vissuto sulla propria pelle i danni di un progresso scientifico fuori controllo. Se nel libro si sente la mancanza di una biografia e di una sitografia completa per districarsi nella messe di dati e aneddoti, è invece godibile la sezione in chiusura, tutta dedicata alla fortuna dei supereroi di Nagai nella cultura pop italiana. Dai rimandi nei film di Carlo Verdone alle citazioni nelle canzoni di Caparezza (per tacere della sigla-tormentone di Ufo Robot), la presenza dei personaggi nati dalla matita del celebre mangaka è stata tanto pervasiva che in pochi, anche nel nostro paese, possono dirsene veramente digiuni. Anzi, per dirla con le parole del regista Daniele Luchetti: "I giapponesi hanno fatto entrare Goldrake nella mitologia. Anche chi non lo ha visto lo conosce. Come l'Ulisse di Joyce: se ne parla anche senza averlo letto".
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