ANGELO ANGELASTRO, IL BEL TEMPO DI TRIPOLI (E/O, PP 229, EURO 16,00). Il sogno coloniale del fascismo in Africa raccontato con la voce dell'illusione e della disillusione di un ventenne volontario nella milizia del regime.
Un capitolo della nostra storia poco approfondito, sottovalutato, visto con gli occhi di chi lo ha vissuto in prima persona, lo ha custodito nel silenzio per tanti anni per poi affidarlo, verso la fine della vita, alle conversazioni con un amico giornalista.
Angelo Angelastro, giornalista, scrittore, fotografo, nel romanzo 'Il bel tempo di Tripoli' ha fatto diventare letteratura i ricordi del pugliese Filippo Salerno, avvocato, fotoreporter, partito nel 1935 come volontario fascista in Etiopia che, una volta capiti quali erano in realtà i fini del Regime, ha cercato di sventarli. La sua parabola, che lo vede anche capo ufficio stampa della milizia fascista in Africa Orientale, si conclude con una condanna a morte in Libia nel 1943 dalla quale riesce a salvarsi all'ultimo momento. "E' la storia di una disillusione, di un sogno che a poco a poco tramonta. Filippo Salerno conosce Cesare Balbo, Curzio Malaparte, il Maresciallo Graziani, il Duca d'Aosta, incontra due volte Mussolini" dice all'ANSA Angelastro. "La sua - continua l'autore - è una parabola umana che attraversa il fascismo in tutte le sue espressioni. Diventa capo ufficio stampa della milizia e poi è speaker della prima radio libera, Radio Palermo. Ammette di aver sbagliato, vive con un grande senso di colpa la sua adesione al fascismo e dopo la guerra entra nel comitato solidarietà democratica".
Oltre tredici ore di intervista registrate su audiocassette nel 1986 quando Filippo Salerno, morto nel 1991, aveva 79 anni, per molto tempo sono rimaste in cantina. Poi Angelastro le ha ritrovate e per tre anni ha lavorato alla stesura di questo libro in cui ha scelto di dar voce a questa storia "in prima persona, come se io - dice - fossi il protagonista. Tutti gli episodi sono verificati. Non volevo scrivere un saggio ne' la storia segreta di questa avventura ma mettermi dal punto di vista di un ventenne che decide di andare in Etiopia per liberarla dalla schiavitù per poi scoprire che tutto questo non era vero".
"Nel libro - spiega l'autore - troviamo il racconto di vicende poco conosciute dell'avventura coloniale italiana come quella del piroscafo G.D'Annunzio affondato nel 1943 con 150 detenuti finiti in fondo al mare o la presa di Adua dove entrarono prima i miliziani e poi l'esercito". In copertina una foto scattata da Salerno in Etiopia che ci ricorda come l'autore sia stato anche un "formidabile reporter", sottolinea Angelastro che alle sue fotografie dal 1935 al 1940 ha dedicato anche una mostra.
"Salerno non aveva raccontato nulla di quegli anni neppure ai suoi figli. Era - spiega Angelastro - un grande narratore ma non parlava volentieri della sua adesione al fascismo che lo portò all'antifascismo. 'E' stato scritto molto poco - mi diceva - sulla vita coloniale quotidiana'. Molti aspetti sono stati trascurati sul nostro colonialismo che viene definito 'straccione'. Ma in realtà il fascismo - afferma Angelastro - ci provò veramente, fece sul serio ma mancò la classe dirigente. Le confidenze di Salerno hanno illuminato una pagina sottovalutata di storia italiana".
Caporedattore del Tg1, Angelastro, già autore di quei 'Mondi Miei' raccontati attraverso le immagini, sta ora lavorando ad un romanzo ispirato alla vita di un grande artista.
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