PAOLO DI PAOLO e GIORGIO BIFERALI, ''A ROMA CON MORETTI'' (BOMPIANI, pp. 16 - 11,00 euro).
Chi non ricorda la ormai celebre panchina di ''Ecce bombo'' che era a Piazza dei Quiriti, chi il liceo Manara a Monteverde vecchio di ''Sogni d'oro'', la Garbatella di ''Caro diario'', il Parco Nemorense di ''Aprile'', il cortile di palazzo Farnese in cui i cardinali giocano a palla a volo di ''Habemus papam'' e così via, attraverso i luoghi di Roma in cui Nanni Moretti ha ambientato le sue storie cinematografiche.
''Pur con accenti diversi, attraverso alternanze ritmiche, piani lunghi e improvvise messe a fuoco, Moretti e Sorrentino raccontano la città-personaggio'' scriveva Vincenzo Trione due anni fa nel suo poderoso ''Effetto città'' (Ed. Bompiani), precisando che con loro Roma ''Non è un fondale, ma è entità che si espone davanti a noi in maniera nitida... Una composizione che si intromette tra gli attori e incide sull'azione''. Sono parole dello studioso d'arte e architettura che tornano in mente leggendo questo partecipe diario di viaggio di due letterati come Paolo Di Paolo e Giorgio Biferali che appunto indagano, ricostruiscono, visitano e evocano la Roma di Nanni Moretti film dopo film. E il regista, in un colloquio a fine libro con loro, racconta così' il suo rapporto con questa città: ''Potrei cavarmela dicendo che è mia madre... Tua madre è tua madre, è quella che ti ha dato la vita'', dopo aver detto: ''La prima cosa che mi viene in mente è la possibilità di girarla in Vespa, non solo d'estate, di andarsene in giro per la città senza meta.
La seconda cosa cui penso è la luce di certe giornate meravigliose, una luce che credo ci sia in pochi posti al mondo''.
Un film, una macchina da presa non lascia segni tangibili sui luoghi che descrive, e tuttavia, in modo imprevedibile e definitivo, li modifica, ne fa un luogo di emozione visiva che resta nella memoria dello spettatore, come anche lui avesse atteso il sorgere del sole sulla spiaggia di Ostia guardando il mare, per vederselo comparire alle spalle e sentire nascere la sensazione che fosse tutto sbagliato, come annotano i due autori nell'introduzione. Quella di Moretti è una Roma fatta di luoghi topici, con anche Castel Sant'Angelo, il Circo Massimo, San Pietro, l'Isola Tiberina o l'Idroscalo col monumento a Pasolini, ma non monumentale perchè acquista sempre una dimensione di vissuto, un punto di vista personale che in ''Caro diario'' giunge a dire, attraverso la voce fuori campo mentre corre sulla sua Vespa, ''L'unica cosa che mi piace fare è guardare le case.
E bello sarebbe un film fatto solo di case, di panoramiche su case''.
Ecco allora a dar ragione a Trione, che questa rivisitazione dei luoghi finisce per restituire anche le situazioni e le vicende dei vari film, ricostruendo con intensità e precisione la poetica di Moretti, il suo modo di affrontare il dolore e i sentimenti, la sua solitudine, il suo girovagare, il far vedere l'abituale per farcene riscoprire verità e senso (come accade ne ''Il caimano'') perchè ''su tutto c'è, sempre, il rapporto tra ciò che accade fuori e ciò che accade dentro'' ai personaggi, perchè in ogni film Nanni Moretti si mette in gioco, non prescindendo mai del tutto dalla sua autobiografia, quando non punta proprio su quella, ma, partendo dall'io, per comunicarci qualcosa di più generale, un senso che altrimenti appare quasi inafferrabile.
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