(di Nicoletta Castagni)
SIMONA MAGGIORELLI, ATTACCO ALL'ARTE.
LA BELLEZZA NEGATA (Edizioni Asino d'oro, pp. 180, euro 18,00)
Dall'iconoclastia medioevale a quella contemporanea,
''strisciante e silenziosa'', del mercato dell'arte, dalla
negazione delle pitture rupestri di Altamura alla furia
fondamentalista dell'Isis fino al 'saccheggio' del patrimonio
nazionale, il linguaggio delle immagini sembra avere da sempre
molti nemici e Simona Maggiorelli li individua, li smaschera e
li racconta nel suo libro, appena pubblicato dall'editrice Asino
d'oro (nella collana Le Gerle).
Intitolato 'Attacco all'arte. La bellezza negata', il saggio
presenta il punto di vista di studiosi, storici e critici
d'arte, addetti ai lavori, che la giornalista ha incontrato e
intervistato negli oltre vent'anni di lavoro ed impegno. Un
libro che, scrive nella prefazione Tomaso Montanari, è una sorta
di ''antidoto efficace al veleno dell'interessato disimpegno
imperante'' e che parte da interessanti presupposti per offrire
''nessi arditi'', ma proprio per questo capaci di tenere aperta
la discussione critica.
Suddiviso in quattro capitoli, il volume vuole essere un
viaggio attraverso le epoche, in difesa di quell'arte troppo
spesso negata o svuotata di senso. Quando non attaccata con
furia devastatrice. ''Il linguaggio silenzioso delle immagini -
scrive la Maggiorelli - è sempre stato guardato con sospetto
nella storia occidentale. E in ogni caso considerato inferiore,
rispetto a quello cosciente e articolato che si esprime
attraverso la parola''. Non sono infatti bastati millenni di
sublime produzione artistica a cambiare, secondo l'autrice, un
presupposto che vede primeggiare su tutto, sin dalla notte dei
tempi, il linguaggio verbale o, al più, la scrittura. Ad
affermarlo è prima di tutto ''la storia della filosofia e i tre
monoteismi'', come testimoniano gli attacchi ripetutisi nei
secoli per motivi ideologici e religiosi al linguaggio delle
immagini. ''Religione e ragione sembrano essere sempre andate
perfettamente all'unisono nel condannare la realtà umana non
cosciente, la capacità di immaginare che si esprime nei sogni,
nel denigrare e cercare di controllare la fantasia degli artisti
che parlano attraverso un linguaggio non razionale, di forme e
colori''.
Ecco dunque, che ciascun capitolo sviscera dei fenomeni
emblematici: l'arte rupestre del paleolitico a lungo giudicata
un falso, le distruzioni dell'Isis, l'eclisse dei beni artistici
culturali in Italia e della loro tutela costituzionale, l'arte
contemporanea ridotta a merce finanziaria. Lungo epoche lontane
fra loro, Simona Maggiorelli indaga, attraverso la voce di
autorevoli critici e intellettuali, gli episodi nella storia
dell'uomo in cui questo attacco è stato particolarmente
virulento. Sulle origini dei graffiti nelle caverne preistoriche
e sulla fantasia negata delle loro antichissime autrici,
intervengono studiosi come Jean Clottes, Ian Tattersall, Cavalli
Sforza, Telmo Pievani. Paolo Matthiae, Francesco D'Agostino,
Maria Bettetini, Paolo Brusasco, Silvia Ronchey, invece, sono
chiamati a confrontarsi sull'iconoclastia wahabita dell'Isis,
simbolo della millenaria 'diffidenza' verso le immagini che
connota appunto tutti e tre i monoteismi.
Le conseguenze dell'attacco alla tradizione della tutela dei
beni artistici e culturali (l'art. 9 della Costituzione), che
secondo la giornalista è stata smantellata a partire dagli anni
'80, indistintamente da tutti i governi, sono quindi denunciate
con il contributo di Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Vezio
De Lucia, Adriano La Regina, Massimo Bray.
Mentre, sulla crisi dell'arte contemporanea, l'ultimo capitolo
propone una lettura pressoché inedita, quasi che si trattasse di
una nuova forma di iconoclastia. Nella cosiddetta società delle
immagini che contraddistingue l'epoca contemporanea sembra
infatti, paradossalmente non trovare molto spazio una vera
ricerca sulle immagini con un contenuto, che non siano cioè una
riproduzione (banale) della realtà o appiattite su standard
pubblicitari. Un "mainstream" egemone e trasversale,
rintracciabile dal Pompidou, alla Tate, al Moma, e che più ha
risentito della 'finanziarizzazione' dell'arte e dell'estetica
del postmoderno.
Il libro si conclude con un'ampia, sorprendente intervista
allo psichiatra Massimo Fagioli (scomparso di recente) dal
titolo 'Alle origini dell'arte'.
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