RICCARDO CRISTIANO, SIRIA. L'ULTIMO GENOCIDIO (CASTELVECCHI, PP. 192, 17,50 EURO). Se il Novecento in Europa è stato il secolo breve, conclusosi con la caduta del muro di Berlino nell'89, nel Medio Oriente il Novecento sembra proprio il secolo lungo, il secolo dei genocidi. Per questo Riccardo Cristiano, a lungo vaticanista della Rai, presenta nel suo libro "Siria, l'ultimo genocidio" gli eventi siriani come l'ultimo anello di una catena di genocidi cominciati nel 1915 con lo sterminio degli armeni.
Contro tutto questo, afferma Cristiano, si è levata nuovamente profetica la voce di papa Francesco, che con coerenza ha cercato di riaccendere i riflettori sulla tragedia siriana che rischia di avere enormi conseguenze non solo sulla geopolitica ma anche sul dialogo interreligioso. Sono Bergoglio e Bauman le figure che, dall'inizio alla fine del libro, accompagnano il lettore in un'altra visione del mondo e della prospettiva salvifica per il Medio Oriente: la costruzione della cittadinanza. A partire dal genocidio armeno, considerato difensivo: "I funzionari ottomani erano determinati a smascherare qualsiasi quinta colonna (o presunta tale) che vedesse con favore gli obiettivi territoriali degli Alleati", scrive Cristiano. E nel corso della storia, prosegue l'autore, le quinte colonne sono state viste ovunque. In Siria, le quinte colonne sono state viste annidarsi tra i fratelli musulmani arroccati ad Hama (1982); il regime, minando l'intero centro cittadino, lo fece crollare su un numero imprecisato di sepolti vivi, forse 10 mila, forse 50 mila, forse ancora di più. In Iraq, le quinte colonne sono state viste tra i curdi, sterminati da Saddam Hussein con i gas ad Halabja (1988), durante il conflitto con l'Iran.
Quello in atto in Siria è dunque l'ultimo genocidio difensivo, dei siriani sunniti, da espellere dal loro territorio come "possibili" quinte colonne dell'Arabia Saudita. Aleppo e la Siria sono così il simbolo della bancarotta politica araba, che ha in panarabismo e panislamismo due ideologie fallite che producono solo regimi cleptocrati e totalitari e terrorismi, scrive Cristiano. Tutto questo - secondo l'autore - accade mentre nel mondo occidentale è in atto una profonda e costante negazione di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Si è negata dapprima la "rivoluzione siriana" e ora si nega quello che sotto ogni aspetto è il genocidio di un popolo. Un'indifferenza figlia dell'emergenza-terrorismo, dell'ideologia rossobruna, che accomuna nell'antiamericanismo le radicalità di destra e sinistra; della "teologia della geopolitica sovietica", secondo cui Mosca e i suoi alleati arabi, nasseriani ma soprattutto baathisti, hanno sempre ragione. Si è arrivati così, afferma Cristiano, a non vedere i massacri "genocidiari" di Saddam Hussein e di Hafez al Assad in passato e quelli di Bashar al Assad oggi, dietro i quali si nasconde l'esportazione della rivoluzione iraniana fino alle coste del Mediterraneo, a mezzo della più feroce operazione di pulizia etnica della storia recente.
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