BARBARA VOLPI, GENITORI DIGITALI.
CRESCERE I PROPRI FIGLI NELL'ERA DI INTERNET (il Mulino, pp.208, 14 Euro). Sono passati ormai i tempi in cui i compagni di classe o i ragazzi della comitiva si chiamavano al telefono di casa l'un l'altro per chiacchierare e darsi appuntamento. Quella che era per i genitori la prima forma di 'conoscenza' delle amicizie dei propri figli è ormai una abitudine pressoché scomparsa.
Oggi, nell'epoca della cosiddetta "onda net", la cui forza si è amplificata dal 2007 con l'invenzione dell'iPhone, i ragazzi sono virtualmente sempre 'in contatto', e le mamme e i papà del terzo millennio sembrano essere travolti dal mondo digitale senza avere idea di come affrontarne le sfide. Eppure, diventare genitori consapevoli e capaci di destreggiarsi tra le insidie e i pericoli, ma anche tra le opportunità dell'era touch è possibile. A spiegare come fare per costruire un dialogo con la generazione degli smartphone e dei social network è l'utilissimo libro Genitori digitali, scritto dalla psicologa Barbara Volpi per il Mulino, una sorta di guida che dalla teoria arriva alla pratica offrendo più di un valido consiglio. Accanto alle più 'innocue' selfie, post, tweet, emoticon, parole come sexting, hikikomori, cyberbullismo, grooming stanno entrando prepotentemente nelle vite degli adulti creando paure, destabilizzandoli e mostrandone l'inadeguatezza a fronteggiare quello che appare essere come il risvolto pericoloso della grande libertà fornitaci dalla rivoluzione digitale. Se alcuni genitori esercitano sui profili social dei figli un ipercontrollo in preda all'ansia, altri invece sottovalutano i rischi, sfruttando colpevolmente il potere di intrattenimento e 'antinoia' esercitato dalla tecnologia. Come impedire che i giovani, nella solitudine della propria stanza o di fronte allo schermo del cellulare, incappino nelle insidie della Rete, dove il perenne stato di connessione può favorire solitudine e alienazione o, peggio, dove possono nascondersi forme di grave violenza? Per il benessere psicologico e sociale del bambino e poi del ragazzo è necessario in ogni caso partire dal mondo reale: ciò che più conta, spiega Volpi, è capire che non soltanto nulla potrà mai sostituire il rapporto umano tra genitori e figli, ma che lo strumento tecnologico rappresenta un "mero mezzo d'esperienza condivisa affettivamente" per aprire nuove possibilità di comunicazione e relazione. Alternando teorie scientifiche a esperienze di vita vera, il libro descrive le modalità di introduzione e fruizione del mondo digitale nella quotidianità dei figli, dalla prima infanzia all'adolescenza, con molti consigli pratici da seguire in caso di 'campanelli d'allarme' per individuare precocemente il disagio webmediato. Se da 0 a 2 anni bisogna escludere dalla vita del bambino ogni dispositivo digitale favorendo l'immaginazione e l'interazione condivisa, leggendo 'parole di carta e non di web', e rispettando la linea evolutiva per far nascere il suo senso del sé, dai 3 ai 5 anni i genitori devono giocare con i propri figli, dentro e fuori casa, per far conoscere loro la realtà prima che si addentrino nei giochi digitali. Nella fase successiva (6-10 anni), l'adulto accompagna il bambino nell'inizio dell'educazione digitale, formandolo gradualmente a un uso consapevole dei vari strumenti. Poi dagli 11 ai 14 anni navigando insieme al genitore e condividendo la rete, il ragazzo acquista una sua indipendenza, fino a una vera e propria autonomia digitale (15-18 anni), in cui figli e genitori beneficiano di quello che Volpi definisce "l'agire affettivo della famiglia connessa".
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