EMANUEL BERGMANN, 'L'INCANTESIMO' (LA NAVE DI TESEO, PP 374, EURO 18). Più del circo e della magia è "il rapporto tra la fede, la superstizione e le illusioni che ci servono per andare avanti nella vita" ad interessare il tedesco Emanuel Bergmann. Lo scrittore entra in questi meccanismi nel suo fortunato romanzo d'esordio 'L'incantesimo', uscito in Italia per La Nave di Teseo nella traduzione di Francesca Gabelli, in corso di pubblicazione in 13 paesi, con cui è stato tra i grandi protagonisti dell'ultima edizione del Festival Leggendo Metropolitano a Cagliari.
La storia segue due linee narrative e due salti temporali: la prima ci porta nel 1934 a Praga dove il quindicenne Mosche, figlio del vecchio rabbino, resta affascinato dal leggendario mago del circo, l'Uomo Mezzaluna, e dalla sua giovane assistente. Scappa di casa per seguirli verso la Germania, sfugge ai campi di sterminio e diventa un famoso illusionista in America con il nome d'arte di Grande Zabbatini. La seconda linea di narrazione è invece ambientata a Los Angeles nel 2007 dove troviamo Max, dieci anni, che scappa dalla finestra della sua stanza per andare a trovare Zabbatini che, crede fermamente, potrà far tornare insieme i genitori prima che firmino il divorzio. "Spesso accade che la vita sia troppo difficile da sopportare e per questo ci si rivolge alle illusioni e la narrazione è uno di questi strumenti. L'aspetto ignoto della fede e il suo lato oscuro, che è la superstizione, mi ha affascinato fin da bambino, da quando mio padre mi ha portato per la prima volta al circo", racconta Bergmann, originario di Saarbrucken, dove è nato nel 1972. "Mio padre - spiega - lavorava per un canale televisivo e mi portava spesso a vedere anche gli studi dove assistevo alla creazione di effetti speciali. Ho provato fin da piccolo il fascino e l'attrazione verso la creazione delle illusioni" dice lo scrittore. E da qui è nato l'interesse per la storia della magia ma, il vero grande tema del libro è la famiglia e con essa la perdita e la separazione che si sviluppa nel confronto tra un bambino che crede a tutto e un mago che non crede più a nulla.
"Da ragazzino - racconta Bergmann - avevo enormemente bisogno di credere in qualcosa. Quando i miei genitori hanno divorziato per me è stata la fine del mondo. La famiglia è un argomento fondamentale per le persone in generale. E' la prima forma di amore che una persona dovrebbe conoscere e verso cui tutti tendiamo. Da adulto, poi, ho divorziato da mia moglie che era incidentalmente assistente di un mago. E dalla mia esperienza di bambino che ha vissuto il divorzio dei genitori e dalla mia di adulto che ha divorziato è nata l'idea di questo libro".
Scritto dieci anni fa in "un periodo di grande disperazione, dopo il mio divorzio, non pensavo di pubblicare 'L'incantesimo'" racconta l'autore che ha studiato cinema e giornalismo e ha lavorato per diverse case di produzione ed editori indipendenti.
"Lo ho spedito a 30-40 editori e nessuno mi ha risposto in 7 anni finchè non è arrivato a Diogenes ed è cominciato tutto" spiega lo scrittore che vive a Los Angeles dove scrive e insegna tedesco. "Potrei lasciare l'insegnamento ma non lo faccio perchè è un momento di contatto con le altre persone e questo mi piace" racconta l'autore che sta lavorando a un nuovo libro.
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