(di Paolo Petroni)
ROBERTO COTRONEO, NIENTE DI PERSONALE
(LA NAVE DI TESEO, pp. 378 - 19,00 euro).
Negli anni Ottanta anche Roma era un po' da bere, centro di
quel vitalismo che ''fu il sale, l'essenza di questo paese. Quel
vitalismo che ti dà la forza di vivere e, va da sé, di
rischiare, di guardare lontano, di migliorarsi, di amare (...)
Il vitalismo è il principe di Salina... La politica, il sesso,
il giornalismo, la storia sono roba vitalistica. E là ci sono
tutti, uno a uno, uniti da una forza ancestrale, da
un'insensatezza spavalda''. Bisogna partire da qui per capire
come nasce e cosa ci vuol dire questo romanzo-memoire di Roberto
Cotroneo, in cui parte dalla storia propria e della propria
famiglia per riflettere sul passato e il presente, sul lento,
trentennale degrado di una società in cui ''i manager hanno
preso il sopravvento perché gli intellettuali non si son fatti
classe dirigente'' e la gente compra tecnologia, ''uno
schermino, una pila, processori miniaturizzati. Ben fatti certo,
ma vuoti'' perchè tutto quello che li rende operativi, i
contenuti, i server, le fibre, ecc., sono di proprietà e gestiti
da qualcun altro di cui sappiamo poco o nulla e tutti non fanno
che scrivere e guardare senza in realtà più vedere e sentire
niente, grazie a quello che definisce il ''più potente sistema
di cancellazione delle coscienze'' (e l'incontro con l'amico
Andrea, pioniere della Silicon Valley, è tutto da leggere).
Detto questo il libro, forse eccessivo in alcune visioni
negative, non è una lamentazione. E' anche in parte una
lamentazione indignata, ma, indagando come per un'inchiesta,
raccogliendo dati umani e scientifici, ricordando e riflettendo,
è più un cercar di capire e fare il punto guidati da una certa
nostalgia malinconica per quel che è stato e si è vissuto, e c'è
la ragione, con un filo d'ironia amara, che tiene a bada la
rabbia, per non rischiare di perdere la capacità, per esempio,
di fare elenchi di ''scorie culturali... capaci di nasconderci
il mondo e la vita nella maniera più efficace''.
Un viaggio nella Roma di Moravia e Fellini, dalla redazione
de ''L'espresso'', dove contano ''valori e priorità'' e Cotroneo
entra come giornalista nel 1984 e dove si cerca di capire la
realtà per denunciarla e modificarla, a quello della passività
tecnologica, che con la realtà vera non ha quasi più rapporti. E
anche una mail che sbaglia destinatario, rivelando cose che
mettono in crisi una famiglia, fa parte del sistema che
coinvolge la sostanza stessa dei sentimenti e dei rapporti
umani, su cui queste pagine fanno riflettere, rievocando la
desolazione della miseria nella Calabria inizio Novecento, le
due nonne che si chiamavano tutte e due Fortunata, i tanti figli
morti durante la Grande guerra o l'epidemia di Spagnola. Si
salva uno zio, che emigra in America da dove manderà soldi per
far studiare l'ultimo fratello nato nel 1921, il padre
dell'autore che da sarto di paese diverrà un medico e si
trasferirà al Nord, a Alessandria, mettendo in piedi anche una
solida famiglia. Un'Italia in bianco e nero o del seppia di
certe foto di gruppo, vite fatte di pudori e pochissime parole,
arrivata alla tv e al cinema, all'esibito tutto in technicolor.
Un'Italia certo non ideale, democristiana come il padre, che lo
porta a conoscere un Andreotti in maniche di camicia e assai
poco clericale, ma in cui si ha un senso delle cose e esiste
un'industria culturale con personalità, contenuti e valori, con
la letteratura popolare che serve a reggere quella alta, senza
confusioni.
''Questo romanzo è un tappeto di fili che formano un disegno
che non so più leggere'' confessa l'autore in chiusura di una
narrazione dal ritmo a momenti ipnotico e che pare scritta
velocemente, quasi senza respirare, uno sfogo lucido che
probabilmente, però, lo ha aiutato a riuscire a sfuggire a
quella cosa tremenda che è l'essere ''prigionieri
dell'inconoscibile, senza vie d'uscita, non in grado di scendere
dalla nave'', come il Kurtz della ''Linea d'ombra'' di Conrad (e
''Apocalypse now'' di Coppola). Per aver un futuro serve allora
anche ricostruire e far chiarezza sul passato, magari tentando
di capire qualcosa del matrimonio dei propri genitori, che lo
hanno tenuto come nascosto, mai festeggiato e di cui non esiste
nemmeno una foto, tanto che i figli non ne conoscevano pure la
data, fino a quando Cotroneo non è andato a rovistare nei vecchi
registri di una parrocchia.
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