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Martins, dalle favelas oltre la ribellione

Martins, dalle favelas oltre la ribellione

Lo scrittore, in Brasile un nuovo movimento di linguaggio e arte

MILANO, 29 ottobre 2019, 10:38

Marisa Alagia

ANSACheck

Copertina di Il sole in testa di Geovani Martins - RIPRODUZIONE RISERVATA

Copertina di Il sole in testa di Geovani Martins - RIPRODUZIONE RISERVATA
Copertina di Il sole in testa di Geovani Martins - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' stata sua nonna, raccontandogli storie di vita reale, invece di dolci e mielose favole, a inculcargli la passione per la lettura e poi per la scrittura. "Avevo 4 o 5 anni ed ero affidato a lei - spiega Geovani Martins, 28 anni, considerato il fenomeno letterario emergente in Brasile - Mi teneva tranquillo con queste sue storie, alcune vere, altre no, ambientate nella favela dove vivevamo, potrei quasi dire che lei è stata la mia prima scrittrice".
    Martins, lunghi capelli ricci e scuri, è a Milano in questi giorni, e per la prima volta in Italia, per presentare 'Il sole in testa', il suo primo libro (Mondadori, 122 pagine). Tredici racconti con protagonisti i giovani delle baraccopoli, in particolare Rocinha, la più grande del mondo, oltre 70.000 persone. Storie scritte da chi conosce bene quel mondo, il suo gergo, le dinamiche, le difficoltà (lui stesso ha smesso di studiare molto presto per guadagnarsi da vivere con i più svariati lavori), senza voler giudicare. "Ma soprattutto uscendo dai soliti stereotipi con cui finora gli scrittori hanno trattato questo argomento - dice Martins - Mi interessava non tanto sottolineare la ribellione che può scaturire da situazioni come quelle, ma la frizione sociale che rappresenta, è arrivato il momento di riscrivere la storia di queste realtà e per fortuna c'è un movimento di scrittori, ma anche giornalisti, artisti che lo sta facendo, siamo i primi giovani che arrivando dalle periferie sono riusciti a rompere un mercato culturale chiuso, sia entrando nelle università che scrivendo libri come me, con altri linguaggi e immaginazione".
    "Confesso di essere rimasto un po' deluso quando ho cominciato a girare e credevo di trovare la stessa tendenza - aggiunge - Ad esempio a Bogotà cercavo nelle librerie libri di giovani scrittori che arrivano dal mio stesso mondo, dalle periferie o dalle comunas spagnole, invece niente". I racconti parlano anche di momenti felici e spensierati (il bagno in mare, le prime passioni) nonostante la povertà, la droga, gli scontri con la polizia che li tiene costantemente sotto controllo. "Lì è così - dice Martins - Da anni c'è la Unidade de Policia Pacificadora: dovrebbero combattere i narcotrafficanti, invece considerano tutti dei banditi, nel 2011 erano state 150 le persone uccise.
    Nel 2019, 1300".
    Proprio agli anni in cui la Upp ha cominciato la sua attività nelle favelas è dedicato il prossimo libro che conta di far uscire entro la fine del 2020. Per quanto riguarda il suo paese, ha una visione poco felice e pessimista. "Molti giovani come me ne sono coscienti che il governo Bolsonaro porta solo violenza - dice - ma tanti altri sono invece entusiasti di quello che ritengono patriottismo, sicurezza: purtroppo il fenomeno delle fake news ha raggiunto metodologie mai attuate prima, ci sono in campo vere e proprie milizie digitali e credo che anche il Papa con i suoi appelli e le sue esortazioni potrà fare ben poco".
    Spera invece di tornare presto in Italia e portarci anche sua madre. "Il vostro per me è un paese di riferimento e mi incuriosisce tutto - ammette - Certo, le prime cose che mi vengono in mente e mi piacciono sono la gastronomia e il calcio, ma nella mia formazione hanno avuto molto peso il vostro neorealismo e gli artisti pop".
   

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