Arriva la scure di Renzi sugli stipendi di dirigenti e manager pubblici. Chi lavora per le amministrazioni pubbliche non potrà guadagnare più degli emolumenti che vengono riconosciuti al Presidente della Repubblica. Il tetto, che ora è parametrato allo stipendio del presidente della Corte di Cassazione, sarà limato ancora, dagli oltre 300 mila euro attuali ai 270 mila riconosciuti al Capo dello Stato.
''Per noi la prima scelta è di stare vicini alle persone che guadagnano di meno, come dimostra la decisione di dare 80 euro in busta paga - ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi rispondendo alle domande dei giornalisti - Sugli stipendi dei manager aspettate il Cdm, ne parleremo e vedrete, sarete contenti''.
I tagli non arriveranno con il Def, che però indicherà gli interventi che il governo vuole attuare. Molto più probabile che sia necessario attendere ancora una settimana prima di vedere in concreto la norma. I tagli, che in parte serviranno a ridurre quanto ipotizzato inizialmente sul fronte sanitario, serviranno proprio a compensare il minor gettito che il governo conta di incassare aumentando di 80 euro le detrazioni sull'Irpef.
Il governo non intende recedere rispetto alla polemica che nei giorni scorsi era stata ravvivata dall'intervento del numero uno delle Ferrovie, Mauro Moretti. Ma la tagliola arriverà soprattutto per le società non quotate e che non emettono bond. Inutile dire, però, che la coincidenza con il rinnovo dei vertici di molte controllate del Tesoro potrebbe essere l'occasione per una revisione delle retribuzioni riconosciute.
Risparmi saranno però realizzati anche dalla riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione oltre che dalla riduzione del numero delle partecipate, ad esempio quelle controllate dagli enti locali, fissando tetti anche rispetto alla popolosità del territorio servito. E' questo un capitolo dal quale il piano Cottarelli puntava a raccogliere 1 miliardo nel 2015 e 2 nel 2016: obiettivi che potrebbero essere anticipati.
Ma certo novità sono in arrivo anche per i dirigenti pubblici. Lo studio per definire l'intervento parte dal rapporto tra le retribuzioni lorde dei dirigenti e il reddito pro capite nei principali paesi dell'area dell'euro. In Italia i dirigenti apicali hanno una retribuzione che è 12,63 volte il reddito pro capite. In Gran Bretagna il rapporto si ferma a 8,48 volte, in Francia a 6,44 volte, in Germania 4,97 volte. Ma il moltiplicatore è accentuato su tutta la filiera dei dirigenti: in quelli di prima fascia è 10,17 volte il reddito nazionale, in quelli di seconda varia tra 4,69 e 3,42 volte a seconda se si hanno anche funzioni di coordinamento. Per loro arriverà un tetto differenziato. Al momento il limite sarebbe fissato a 270 mila euro per i dirigenti apicali e scenderebbe a: 190 mila per i capi dipartimento, 120 per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda. Con un risparmio che potrebbe da subito arrivare a oltre mezzo miliardo di euro.
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