(di Francesco Carbone)
L'ira del premier investe il commissario alla spending review che viene, di fatto, liquidato. A questo punto Carlo Cottarelli viene dato da molti già con le valige pronte per tornare all'Fmi. Dopo ore di 'voci' e smentite, Matteo Renzi ne parla alla direzione del Pd. Con un tono che sa molto di 'benservito': ''rispetto e stimo Cottarelli: farà quello che crede. Ma non è Cottarelli il punto fondamentale: la spending review la facciamo anche se va via, dicendo con chiarezza che i numeri sono quelli''. La reazione del premier arriva dopo che ieri sera Cottarelli aveva pubblicato sul suo blog una dura critica su come il Parlamento gestisca i risparmi di spesa a lui affidati. Soprattutto quelli futuri, ancora non contabilizzati, citando la questione degli insegnanti ('quota 96') che sarebbe stata risolta mettendo a rischio i fondi destinati invece al taglio delle tasse. Su questo argomento interviene anche il ministro della P.a. Marianna Madia: "l'iter" su quota '96, lo sblocco di 4mila pensionamenti nella scuola, "è avvenuto tutto alla luce del sole". Ma quello che sembra aver disturbato Renzi è l'intervento a gamba tesa del commissario. Il premier ieri si sarebbe sfogato con i suoi: ''con questi interventi rovina il percorso e i progetti che stiamo portando avanti''. Un premier, definito "furioso", avrebbe quindi difeso il suo ministro non nascondendo il sospetto che una parte della Ragioneria generale dello Stato lavori contro Palazzo Chigi. Non solo. In serata ieri Cottarelli era a cena fuori - si racconta - ed avrebbe dimenticato il cellulare. Così sarebbero andati a vuoto anche diversi tentativi di contattarlo per chiarire la sua posizione. Intanto Cottarelli sembra imperturbabile: ''il lavoro continua'' dice incrociato oggi fuori dal Tesoro, ma prima dell'intervento pubblico di Renzi. Lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan (che stamattina ha avuto un lungo incontro con il premier a margine della firma della cessione del 35% di Cdp reti ai cinesi), durante una conferenza stampa col collega francese Michel Sapin, dribbla una domanda sulle critiche ai criteri di spesa arrivate ieri dal Supercommissario ''non c'entra con questo evento - dice tra i brusii dei giornalisti in sala - Lo dico anche per rispetto a lui (Sapin). Non mi pare la sede per rispondere". E anche da Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, fa sapere che ''non esiste nessun caso Cottarelli''. Ma le voci si inseguono e, prima dell'intervento al Pd, parlano di un Renzi ''irritatissimo''. C'è chi è pronto a giurare che il Commissario alla Spending avrebbe già chiesto di tornare all'Fmi facendo anche notare che di fatto il passaggio 'fisico' dal Tesoro a Palazzo Chigi non sarebbe mai avvenuto e che il successore, sul dossier già da 5 mesi, già scalderebbe i 'motori'. Infatti il suo nome, Yoram Gutgeld (che peraltro giusto ieri era al Mef con il commissario), è già indicato da più parti come il successore già pre-incaricato da Renzi del quale inoltre è consigliere. Insomma - spiega ancora Delrio - il problema sarebbe anche di natura ''personale'' e comunque il lavoro del governo sulla Spending va avanti. Tanto da approfondire il ragionamento su come sfruttare al meglio le potenzialità del nuovo team economico "made in Palazzo Chigi". Intanto, la politica, già parecchio agitata dal tema delle riforme istituzionali e dai 'canguri' in Senato, approfitta dell'occasione per attaccar briga. Sotto tiro soprattutto la politica economica del governo Renzi. In sintesi la tesi è: se Cottarelli se ne va è perché la spending non funziona. E se la spending non funziona i provvedimenti principali (leggi calo tasse) non sono coperti. Quindi sono fatti a deficit. Voci e interventi che arrivano fino ai social dove iniziano a girare ipotesi 'catastrofiche', come l'arrivo della Troika in Italia in ottobre, manovra lacrime e sangue (da 20 miliardi), incluso il prelievo forzoso sui conti correnti. Un chiarimento Padoan potrebbe fornirlo mercoledì prossimo quando, annuncia Renato Brunetta, è atteso in aula alla Camera. Non è escluso però che parli anche del ''caso Cottarelli'' che già allarma le banche estere che parlano del rischio di ''abbandono degli operatori internazionali nella sottoscrizione dei titoli di stato''. Ma il Pd in Parlamento è pronto: ''i 32 miliardi di tagli di Cottarelli? - dice il presidente della Bilancio, Francesco Boccia - vanno fatti. E basta''
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