L'Italia cade nella trappola della deflazione. E all'orizzonte se ne profila un'altra ancora più pericolosa: quella della liquidità. Il livello dei prezzi in Italia dopo mesi di flessioni è ora sceso sotto zero, in una deflazione 'cattiva' che nasce dal cosiddetto 'shock' dal lato della domanda: ovvero la domanda di beni e servizi si contrae, solitamente a causa di un aumento repentino della disoccupazione, i produttori vendono meno e a prezzi inferiori e, come ultima conseguenza, si ha un impatto negativo sul Pil. E, a cascata, sui conti pubblici. In particolare, sul rapporto debito/Pil: perché i debiti, del pubblico e dei privati, aumentano in termini reali, visto che il valore del denaro (in questo caso quello da restituire) cresce quando i prezzi calano.
A livello Paese dell'impatto negativo sui conti pubblici parlò diffusamente l'attuale ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, quando era ancora capo economista dell'Ocse e già premeva sulla Bce perché mettesse in campo politiche adeguate contro il rischio deflattivo. "Per i paesi indebitati", spiegava Padoan in un'intervista a Il Foglio nel gennaio scorso, la deflazione "crea un problema aggiuntivo. Se i prezzi scendono, il Pil nominale può diminuire anche a fronte di una timida ripresa del Pil reale, cioè depurato dell'andamento dei prezzi. Così il rapporto tra debito pubblico e Pil nominale aumenta, rendendo insostenibile la situazione dei debitori". Ma, ora, all'orizzonte, si profila un pericolo ancora maggiore e ci sarà, spiegava ancora Padoan, "quando il comportamento di famiglie cambierà e questi si aspetteranno prezzi più bassi in futuro".
E' la parte peggiore della deflazione 'cattiva': quando i consumatori si convincono che durerà a lungo e preferiscono rimanere fermi e tenere i soldi liquidi. Eccola, la trappola della liquidità, scoperta negli anni '30 (non a caso) dall'economista britannico John Maynard Keynes, indica il momento in cui la politica monetaria 'convenzionale' non riesce più ad esercitare alcuna influenza sulla domanda e quindi sull'economia. E' quanto successo in Giappone, che da anni combatte infatti contro una crescita anemica. Ed è per questo che la Bce, con i tassi allo 0,15% (già molti vicini al limite 'zero' concesso alla politica monetaria) sta seriamente pensando a politiche di Quantitative Easing, cioè misure non convenzionali come l'acquisto massiccio di titoli di Stato per immettere nuova liquidità nel sistema.
(le cose che bisogna sapere, secondo il nostro Corrado Chiominto, per non spararle grosse su Pil e recessione
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