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Istat, con il nuovo Pil, deficit cala di 0,2 punti

Cambia la formula per calcolare il Pil: l'Italia, come gli altri Paesi europei, si adegua ai nuovi standard che fanno lievitare, bocce ferme al 2011, il Prodotto interno lordo di 59 miliardi di euro, il 3,7% in più. E ben 15,5 miliardi spuntano dalle attività illegali, come la prostituzione, la droga e il contrabbando di sigarette. Tra criminalità e 'nero' il Paese mette così insieme un patrimonio che supera i 200 miliardi di euro. L'aggiornamento dei conti tocca quindi tanti aspetti che, a catena, si riversa su tutte le principali misure, inclusi il deficit (-0,2 punti) e la pressione fiscale (-0,9 punti), entrambe in miglioramento. A fornire numeri e spiegazioni è l'Istat, che però ha appena iniziato il lavoro di revisione secondo le nuove regole di contabilità (Sec 2010), rimpiazzando i criteri entrati in vigore ormai quindici anni fa. L'Istituto ha anche colto l'occasione per portare altre innovazioni per quello che è così diventato un restyling totale, con in calendario altre tappe fondamentali. La prima è il 22 settembre quando l'Istat, rilascerà le stime anche per il 2012 e il 2013. Per ora, infatti, tutto si ferma al 2011, scelto come benchmark, una sorta di anno zero, per riponderare le singole voci. Allora se da una parte l'economia cresceva dello 0,4%, il deficit restava ben oltre la fatidica soglia del 3%. Insomma il Paese mostrava altre dinamiche, ecco anche perché è difficile fare 'copia e incolla' dei numeri diffusi oggi dall'Istat per il 2011 sugli anni successivi. Di certo, l'effetto 'rimbalzo' sul Pil, generato dalle nuove regole, si neutralizzerà passando da un anno all'altro. Quanto al rapporto tra indebitamento netto e Prodotto interno lordo, sul 2011 il beneficio è stato di 0,2 punti percentuali (dal 3,7% al 3,5%), con la fuoriuscita dal conteggio, valido ai fini Ue, degli effetti sulle operazioni di swap, relative ai derivati (1,8 mld). Tradotto in euro uno 'sconto' di 0,2 punti percentuali corrisponderebbe a circa 3 miliardi, ma, appunto, stiamo parlando del 2011 ed l'Istat ammonisce a trascinare il dato agli anni successivi. Lo stesso vale per la pressione fiscale (-0,9 punti). A frenare su possibili slanci è lo stesso premier, Matteo Renzi, che mostra cautela sulla revisione, sottolineando come "non cambierà sostanzialmente niente". Guardando ai singoli capitoli, la spinta più forte alla rivalutazione del Pil è arrivata dalle spese per ricerca e sviluppo, passate da costo a investimento. Una modifica che da sola vale 20,6 miliardi di euro (+1,3 punti percentuali), superando i profitti (15,5 mld) derivanti dalle attività illegali, limitate da Eurostat a traffici di stupefacenti (10,5 mld), prostituzione (3,5 mld) e contrabbando di sigarette (0,3 mld), più il relativo indotto. L'Istituto di statistica ha approfittato dell'ammodernamento della base dati anche per ridefinire l'economia sommersa, fatta da lavoro irregolare e sottodichiarazioni, per un valore che si fermerebbe a 187 miliardi (l'11,5% del Pil). Una cifra nettamente inferiore a quella circolata in precedenza, con riferimento al 2008 (255-277mld). Ma l'Istat subito avverte come la metodologia dietro le due stime sia differente, per cui ogni paragone è precluso. Nulla, ad oggi, si può dire sul fronte debito, anche se qui potrebbe giocare un ruolo la ridefinizione del perimetro pubblico. Cambia infatti la lista degli enti, entrano ad esempio ben 35 Federazioni sportive, ma anche la Sogei (Anagrafe fiscale), la Consip (per gli acquisti centralizzati) e il gestore dei servizi elettrici (Gse).

 

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