Foto di Giorgio Benvenuti
Luca Cordero di Montezemolo lascia dopo 23 anni la Ferrari, Sergio Marchionne sarà il nuovo presidente. La notizia arriva con un comunicato ufficiale della Fiat dopo le polemiche degli ultimi giorni. Il cambio al vertice, che sarà operativo dal 13 ottobre - lo stesso giorno in cui è prevista la quotazione di Fca a Wall Street - ha subito un'accelerazione. Concordata anche la liquidazione: 27 milioni di euro con l'impegno a non svolgere attività in società concorrenti fino a marzo 2017. Restano al loro posto l'amministratore delegato Amedeo Felisa e i top manager.
L'era Marchionne comincia con un'assicurazione: la Ferrari "è nata e morirà italiana". Manterrà la sua autonomia all'interno del gruppo e non c'è un piano per quotarla. Il clima a Maranello, dove domani è convocato il consiglio di amministrazione sui conti dei sei mesi, è sereno: tutta la conferenza stampa, durata un'ora, va avanti tra battute, spintoni, risate e anche una punta di commozione. E' evidente lo sforzo di sdrammatizzare, di dare un'impressione di normalità dopo giorni di polemiche e tensioni. "Ci siamo sopportati bene per dieci anni", ironizza Marchionne. Montezemolo, che ha sentito John Elkann al telefono, parla della "fine di un'epoca".
"La Ferrari - spiega - insieme alla mia famiglia ha rappresentato e rappresenta la cosa più importante della mia vita. Prevedevo di andare via a fine 2015 ma siamo di fronte a una svolta epocale ed è giusto che ci sia un'unica regia. E poi comunque ci sarà meno stress, avrò più tempo per la mia famiglia, andrò a prendere mio figlio a scuola". Ai giornalisti dice "mi mancheranno le vostre cazzate". "Ci sono state incomprensioni - dice Marchionne - ma ringrazio Montezemolo di quello che ha fatto per la Ferrari, per la Fiat e per me. Resteremo amici", afferma l'amministratore delegato del Lingotto che a Cernobbio aveva detto "nessuno è indispensabile" criticando gli insuccessi sportivi della Scuderia negli ultimi sei anni. "Quando sono arrivato io la Ferrari non vinceva da vent'anni, non soltanto da sei", replica Montezemolo che dà uno scherzoso spintone a Marchionne.
Un divorzio consensuale, non dovuto a divergenze sulla strategia per Ferrari: non farà parte del polo del lusso e non c'è allo studio lo scorporo del brand con l'Ipo anche se, come tutte le decisioni strategiche, l'ultima parola spetterà al cda Fiat. La Rossa non sarà americanizzata e la produzione resterà a Maranello, confermato anche il tetto di 7.000 Ferrari all'anno che potrà essere "solo ritoccato". Nessuna intenzione di produrre un suv del Cavallino. Anche sul fronte sportivo, dopo un 2014 che si prospetta alquanto deludente, "i successi arriveranno", assicura Marchionne che definisce Alonso e Raikkonen "due campioni del mondo".
"Il nuovo ciclo è una premessa per vincere", dice Montezemolo che ricorda Schumacher. Dopo la conferenza stampa va a salutare gli operai di Maranello e si commuove. Per lui è sempre più probabile la candidatura al vertice della nuova Alitalia targata Etihad: "E' una possibilità ma fino a metà di ottobre sono concentratissimo qui. Poi ne parliamo", dice Montezemolo, che sentirà il numero uno di Etihad, James Hogan, quando verrà in Italia. Dopo il ceo di Atlantia, Giovanni Castellucci, anche Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, vede di buon occhio la possibilità: "vista la sua esperienza, potrebbe essere un buon nome", dice.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA