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Apertura della Cgil, l'art. 18 non è più un tabù

Apertura della Cgil, l'art. 18 non è più un tabù

Fase sia transitoria, 3 e 7 anni non sono la stessa cosa

ROMA, 24 settembre 2014, 19:34

Redazione ANSA

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Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil - RIPRODUZIONE RISERVATA

Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil - RIPRODUZIONE RISERVATA
Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Se si parla di allungare il periodo di prova, sono per discutere dei tempi": "capisco che ci sia una stagione" in cui "l'articolo 18 non vale" ma è necessario "che sia transitoria". Così la leader Cgil, Susanna Camusso, sul contratto a tutele crescenti sottolineando che "tre anni e sette anni non sono la stessa cosa". "Capisco che ci sia una stagione, poi ci vorrebbero delle caratteristiche per definirla, in cui l' art.18 non vale", precisa Camusso ma, aggiunge, "quello che non va bene è che un lavoratore non raggiungerà mai le tutele che hanno gli altri". Quindi, sottolinea, se nella fase transitoria "vale l'indennizzo perfetto", ma "ci vorrebbero anche politiche attive". Comunque cancellare l'articolo 18 significa per la leader della Cgil "modernizzare il mondo del lavoro rendendolo più servile". E spiega: "Se l'articolo 18 non ci sarà più per i neoassunti allora non ci sarà più anche per chi oggi lo ha ma poi cambia lavoro". Per Camusso quindi "ridurre le tutele dei lavoratori vuol dire avere un'idea del lavoro servile".

Sul Jobs act è il Governo che spinge allo scontro

Il Jobs act è una delega e quindi "c'è tempo per la discussione. Noi vorremmo discutere con il Governo". Così la leader Cgil, Susanna Camusso, a Porta a Porta. Nel caso in cui invece l'esecutivo volesse restringere i tempi, allora, spiega, "non è noi che vogliamo lo scontro, ma è il Governo che ci costringe allo scontro". Per Camusso, infatti, "non bisogna mai rassegnarsi allo scontro, ma cercare soluzioni positive". Tuttavia alla domanda se vede margini in questo senso, risponde: "non mi pare che il Governo abbia alcuna intenzione da questo punto di vista. E questo lo reputo preoccupante".

Sul Tfr in busta paga, la scelta è del lavoratore, ma non è un aumento

L'ipotesi di trasferire il 50% del Tfr in busta paga può essere un'operazione su cui "volontariamente i lavoratori decidono, però poi nessuno dica che è un aumento e allora non si rinnova il contratto". Così il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a Porta a Porta.

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