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Allarme della Uil: con Jobs act boom della disoccupazione

Allarme della Uil: con Jobs act boom della disoccupazione

Secondo una simulazione del sindacato, con la riforma della Cig, il tasso di disoccupazione sale da 12,2% a 13,7%

ROMA, 09 ottobre 2014, 15:23

Redazione ANSA

ANSACheck

Manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA
Manifestazione di disoccupati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le ripercussioni sulla disoccupazione della riforma degli ammortizzatori sociali, contenuta nel Jobs act, sarebbero "davvero preoccupanti": con il superamento di mobilità, cassa integrazione straordinaria e in deroga, il tasso di disoccupazione passerebbe dall'attuale 12,2% al 13,7%. E' quanto stima la Uil, sulla base di una simulazione.

I dati a disposizione per il 2013, spiega il rapporto curato dal Servizio politiche del lavoro e della formazione della Uil, 'La protezione sociale nel e per il lavoro', fanno registrare, al momento, Ula (unità lavorativa annua) pari a 389 mila unità coperte dagli ammortizzatori che la riforma vorrebbe superare (mobilità, cassa integrazione straordinaria e in deroga). "Se la riforma fosse stata già in vigore, dunque, queste Ula si sarebbero trasformate in nuova disoccupazione: sulla base di alcune nostre stime - afferma la Uil - si sarebbe passati dall'attuale tasso del 12,2% ad un probabile 13,7%".

 Sulla base del rapporto del Servizio politiche del lavoro della Uil, 'La protezione sociale nel e per il lavoro', che ha elaborato i dati dei rendiconti e dei rapporti Inps, l'aumento delle persone protette è stato di 280 mila unità rispetto al 2012 e di 2,4 milioni rispetto al 2008 (allora furono 2,1 milioni). Quindi, sottolinea il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, "un gran numero di persone, circa un terzo dei lavoratori del settore privato, ogni anno conosce l'esperienza, spesso amara e angosciante, in alcuni casi un sollievo per l'aver evitato comunque il licenziamento, di avere una forma di sostegno al reddito".

Un sistema di protezione sociale che, tra indennità e contributi figurativi, nell'ultimo anno è costato 23,8 miliardi di euro, con un aumento del 5% rispetto al 2012 (1,1 miliardi di euro in più); mentre l'aumento tra il 2013 e il 2008 è del 138,3% (+13,8 miliardi di euro). Il tutto, spiega ancora il rapporto, finanziato per 9,1 miliardi di euro con i contributi di lavoratori e aziende e per 14,7 miliardi di euro a carico della fiscalità generale. L'importo medio, tra sussidi e contribuzione figurativa, per ogni beneficiario di ammortizzatori sociali è di 5.191 euro (4.353 euro per la cassa integrazione, 18.589 euro per la mobilità e 4.768 euro per l'Aspi, mini-Aspi e indennità varie di disoccupazione).

Il capitolo degli ammortizzatori in deroga, finanziati completamente dalla fiscalità generale, nel 2013, è stato, tra cig in deroga e mobilità in deroga, di 2 miliardi di euro. Per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali del Jobs act "consideriamo sbagliata e velleitaria l'idea di caricare solo sull'Aspi (che è bene comunque rafforzare e allargare) il peso di garantire una forma di reddito alle persone indebolendo lo strumento della cassa integrazione, che certamente si può rafforzare e migliorare ed estendere. Rimane di vitale importanza perché le ristrutturazioni (spesso necessarie) non si completino con la fuoriuscita delle persone", dice Loy, avvertendo sul rischio di "allargare il 'cratere del lavoro'".

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