Cinque anni di crisi che hanno portato Atene più volte sull'orlo del baratro. Sono quelli vissuti dalla fine del 2009 ad oggi dalla Grecia e da tutta l'Europa, coinvolta direttamente dalle vicissitudini del Paese. Ecco una cronistoria fino all'eclatante vittoria di Alexis Tsipras.
2009, LA BOLLA SCOPPIA, SCOPERTI I CONTI TRUCCATI: il partito socialista Pasok vince le elezioni. Emergono differenze tra le previsioni del governo uscente e la realtà dei conti pubblici: il deficit/pil è al 12%, il doppio del previsto. A fine dicembre arrivano i primi sacrifici del governo Papandreou: un piano triennale di risanamento che prevede un deficit al 2,8% nel 2012 grazie a riduzioni della spesa, lotta all'evasione e nuove tasse. I salari pubblici vengono congelati per tutto il 2010, viene aumentata l'età pensionabile.
2010, GRECIA DIVENTA CASO INTERNAZIONALE: Le agenzie di rating iniziano a tagliare il loro giudizio su Atene. I tassi salgono rapidamente. Il Fmi decide di inviare una missione ad Atene in vista di un possibile prestito. Pochi giorni dopo Bruxelles decide di insediare in modo permanente un tecnico di Eurostat nel board dell'istituto di statistica greco. Si diffondono i timori di una crisi del debito per tutti i Paesi periferici dell'Eurozona. Dopo settimane di polemiche e indiscrezioni, in particolare sul ruolo del Fmi, Francia e Germania trovano un accordo sul piano di aiuti, su cui ottengono l'ok da parte di tutta Eurolandia: l'intesa prevede prestiti bilaterali con un contributo del Fondo.
2 MAGGIO 2010, LA SVOLTA DEGLI AIUTI: Atene annuncia una terapia shock da 30 miliardi, praticamente un settimo del Pil del paese (addio a 13/a e 14/a, Iva al 23%, +10% per tasse su carburanti, alcolici e sigarette) e l'Eurogruppo dà il via libera al meccanismo di sostegno finanziario da 110 miliardi di euro.
2011, IL DRAMMA DI ATENE: La situazione non migliora: Moody's, S&P's e Fitch tagliano ulteriormente il rating della Grecia portandolo a Caa1 (insolvente), a CCC (debito altamente speculativo) e a CCC (vulnerabile). Il governo è costretto a nuovi tagli per 6,5 miliardi di euro e nuove privatizzazioni al fine di ottenere nuovi prestiti da parte dell'Ue e del Fmi. Ma non basta: il nuovo piano di austerità impone tagli per 28 miliardi di euro entro il 2015. Solo allora l'Unione Europea dà il via libera alle ulteriori tranche di aiuti. Il 25 luglio 2011 Moody's taglia il rating greco di altri tre livelli portandolo da Caa1 a Ca, dando per certo il default della nazione. Nel settembre 2011 il governo greco vara un'ulteriore manovra tassando gli immobili, tagliando ulteriormente le pensioni, mettendo in mobilità 30.000 dipendenti statali.
ARRIVA LA TROIKA: Il Paese viene commissariato da Ue, Bce e Fmi. L'Europa attiva il fondo salva-Stati garantendo alla Grecia ulteriore ossigeno economico. Ma la crisi si avvita. La disoccupazione balza alle stelle, il Pil sprofonda. Scoppia la protesta di piazza che sfocia in guerriglia nel centro di Atene.
Papandreu si dimette pianificando le elezioni per la primavera 2012.
2012, ANCORA AIUTI MA SCATTA HAIRCUT: L'Eurogruppo dà il via libera a nuovi aiuti per 130 miliardi rimandando un default altrimenti inevitabile. Ma a marzo scatta anche l'haircut del debito. La Grecia non ce la fa e i detentori di debito ellenico si vedono ridurre il valore nominale dei titoli del 50%, con un allungamento della scadenza. A fine anno il Tesoro riesce in una operazione di buy back che riduce il debito di 30 miliardi.
CRESCE ANTIEUROPEISMO: Dal 2012 a guidare la Grecia è Antonis Samaras, di Nea Democratia. Il rapporto del governo è di collaborazione con l'Ue, ma quello del popolo greco è di antieuropeismo e di rigetto della Troika. Il Paese è allo stremo. Crescono le ali estreme della politica: Alba dorata a destra, Syriza a sinistra, entrambe contrarie a pagare il debito. Si parla sempre più insistentemente di uscita dall'euro.
2015, VINCE TSIPRAS, PARTE SFIDA A UE: Alexis Tsipras è il nuovo eroe della politica greca e come Davide sfida immediatamente Golia. Parte per un tour in Europa per convincere Bruxelles e Francoforte a ridefinire il debito greco.
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