In Europa le donne continuano a lavorare per 59 giorni l'anno a salario zero. E' il risultato del 'gap salariale di genere' che è stato ricordato in occasione della 'Giornata europea per la parita' retributiva'. Per il secondo anno consecutivo caduta il 28 febbraio scorso.
Il dato e' in lieve, ma amaro miglioramento. Dovuto al calo delle retribuzioni maschili a causa della crisi. Gli ultimi dati Eurostat resi noti dalla Commissione europea parlano chiaro: il divario retributivo di genere, cioe' la differenza media tra la retribuzione oraria di uomini e donne sull'intera economia, e' ancora al 16,4% nella media europea.
Grandi le differenze tra i 28. La massima disparita' in Estonia (30,0%), Austria (23,4%) e Germania (22,4%). L'Italia per una volta e' tra i paesi apparentemente piu' virtuosi, con un gap di appena il 6,7%. Quarto miglior dato dopo Slovenia (2,5%), Malta (6,1%) e Polonia (6,4%).
Ma Eurostat avverte che "il gap e' pu' basso laddove, come in Italia, il tasso di occupazione femminile e' piu' basso". In altre parole, le donne da noi pagano il prezzo della presunta parita' salariale con un tasso di disoccupazione molto piu' alto, soprattutto nella fascia del lavoro non qualificato. Mentre per Germania e Austria l'alta disparita' viene spiegata con l'altrettanto alta incidenza di lavoro part-time delle donne.
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