Seduta fiacca per Piazza Affari, alla vigilia del Ferragosto ed in vista di una settimana che si preannuncia piuttosto al di sotto delle righe, salvo sorprese dell'ultima ora. L'indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,46% a 23.248 punti, tra scambi ridotti a 1,98 miliardi di euro di controvalore, il dato più basso delle ultime 5 sedute, tutte sopra alla soglia ai 2,1 miliardi. Spaccato in due il listino principale, con solo UnipolSai (+1,28%) e Autogrill (+1,05%) in rialzo di oltre l'1%, mentre tra i segni meno si evidenziano quelli di Ubi Banca (-1,58%), Stm (-1,49%), Finmeccanica (-1,42%), Banco Popolare (-1,25%), Enel (-1,21%), Eni (-1,14%) ed Mps (-1,12%). In luce tra i titoli a media capitalizzazione Damiani (+7,39%), reduce da conti semestrali migliorati rispetto all'anno scorso, Toscana Aeroporti (+5,84%), Tiscali (+3,73%) e Cementir (+2,67%). Hanno ceduto invece Ti Media (-7,11%), Astaldi (-6,16%) e Zucchi (-5,35%), oggetto di prese di beneficio dopo i rally delle ultime sedute, con la proroga di 60 giorni ottenuta per presentare il piano di ristrutturazione del debito. Tornando al paniere delle blue chips si segnalano rialzi per Tod's (+0,97%), in ripresa insieme a Ferragamo (+0,95%) e Moncler (+0,58%) dopo gli ultimi scivoloni dovuti alla svalutazione dello yuan decisa da Pechino. In lieve ripresa anche Fca (+0,36%), che aveva sofferto per il provvedimento insieme agli altri titoli dell'auto in Europa. Non ce l'ha fatta invece Cnh (-0,99%). Tra i bancari in calo Intesa (-0,982%), Bpm (-0,71%) e Unicredit (-0,32%).
Cina: si ferma dopo tre giorni svalutazione yuan - Sembra essersi arrestata, almeno per il momento, la svalutazione dello yuan, la valuta cinese. Oggi la People's Bank of China (Pobc), la banca centrale, ha fissato il cambio medio di riferimento dello yuan a 6,3975 col dollaro americano. Ieri era stato di 6,410. Il cambio medio fissato dalla Pobc e' quello intorno al quale si muove la "fascia" che consente variazioni del più' o meno 2%. La valuta cinese ha perso circa il 4% del suo valore da martedì' scorso a ieri
Lo yuan e' in ribasso per il terzo giorno consecutivo all' apertura dei mercati. La People's Bank of China ha fissato il cambio della valuta cinese a 6,401 contro il dollaro Usa. Ieri lo yuan aveva chiuso a 6,387. Il valore fissato dalla Pboc e' quello medio intorno al quale puo' oscillare del più' o meno 2%. Al terzo giorno di svalutazione di fila, la Borsa di Tokyo assorbe il colpo e, dopo l'incertezza iniziale, termina gli scambi a +0,99%. L'indice Nikkei rimbalza e recupera 202,78 punti fino ad attestarsi a quota 20.595,55.
L' obiettivo della People's Bank of China (Pboc, la banca centrale cinese), che a partire da martedi' scorso ha guidato la più' imponente svalutazione dello yuan degli ultimi 20 anni, "e' quello di lasciare che sia il mercato a decidere il tasso di cambio della valuta cinese e la Pboc si asterrà' da interventi regolari sul mercato dei cambi". Lo ha sostenuto Yi Gang, vice governatore della Pboc in una conferenza stampa oggi a Pechino. Nei giorni scorsi, secondo gli operatori la Pboc sarebbe intervenuta per contenere il calo della quotazione dello yuan. Il vice governatore ha aggiunto che il cambio lo yuan verra' mantenuto ad un livello "più' o meno stabile" e "ragionevole". Nel corso della conferenza stampa Zhang Xiaohu, responsabile del dipartimento monetario della Pboc, ha affermato che la banca ha intenzione di aprire a "selezionate" solo sul mercato "offshore". Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) in un rapporto diffuso all'inizio dell'anno, ha auspicato la fusione dei due mercati. La creazione di un unico mercato della valuta aperto agli stranieri aprirebbe la strada all' inglobamento dello yuan nel "paniere" di valute forti usato dal' Fmi per determinare il valore del Diritti Speciali di Prelievo, la valuta internazionale emessa dallo stesso Fondo.
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