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Volkswagen, Antitrust apre istruttoria per pratiche scorrette

Volkswagen, Antitrust apre istruttoria per pratiche scorrette

Delrio: 'Si va in giusta direzione'. La Francia apre inchiesta per truffa aggravata

ROMA, 02 ottobre 2015, 15:48

Redazione ANSA

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Volkswagen © ANSA/EPA

Volkswagen © ANSA/EPA
Volkswagen © ANSA/EPA

Arrivano i numeri e sono da brividi. Sono più di 645.000 in Italia le auto del gruppo Volkswagen che saranno richiamate "per manutenzione" dopo lo scandalo delle emissioni truccate. In Italia l'Antitrust apre un'istruttoria. E anche Parigi si muove contro la casa di Wolfsburg.

Antitrust apre istruttoria per pratiche scorrette  - L'Autorità garante della concorrenza e del Mercato ha deciso di avviare un procedimento istruttorio, con l'ipotesi di pratiche commerciale scorrette, nei confronti della società Volkswagen AG e della sua filiale per la distribuzione di autoveicoli del Gruppo in Italia. E' quanto rende noto l'Antitrust in una nota.

Delrio, arrivati dati, si va in giusta direzione  - "Sono arrivati i dati dell'azienda, si procede. Ritireranno i veicoli. Mi pare che le cose vadano nella direzione giusta". Lo ha detto il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, interpellato sulla vicenda Volkswagen a margine della presentazione dei nuovi 'treni Jazz' di Trenitalia alla Regione Lazio.

Francia apre inchiesta per truffa aggravata - La procura di Parigi ha aperto un'inchiesta preliminare per truffa aggravata sullo scandalo dei motori diesel truccati dei veicoli Volkswagen. Lo hanno annunciato fonti giudiziarie. L'inchiesta è stata avviata dopo la segnalazione di un amministratore locale della regione parigina, l'Ile-de-France, ricevuta ieri in Procura, e sulla base delle informazioni e delle pubbliche dichiarazioni sul caso della fabbrica tedesca di auto.


Ritirate 645 mila VW, ma mercato Italia per ora cresce - Sono 361.432 Volkswagen, 197.421 Audi, 35.348 Seat, 38.966 Skoda e 15.291 Volkswagen Veicoli Commerciali. La casa di Wolfsburg cerca di risollevare la testa, promette interventi tempestivi. "Abbiamo di fronte una grande sfida, riconquistare la fiducia dei consumatori", afferma Rupert Stadler, numero uno di Audi, marchio coinvolto nella truffa. Il dieselgate non ha ripercussioni, almeno per ora, sul mercato italiano che a settembre segna una nuova crescita del 17,2% con 130.071 immatricolazioni e un totale da inizio anno di 1.196.270 consegne, il 15,3% in più dell'analogo periodo 2014. Parla di "segnali incoraggianti" l'Unrae, l'associazione delle case automobilistiche estere. E' ottimista Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor: "non vi sono ragioni - spiega - per ritenere che nell'ultimo trimestre dell'anno il mercato italiano possa rallentare nel recupero a due cifre iniziato nel 2015".Tirano un sospiro di sollievo i concessionari Volkswagen e Audi, invita a evitare allarmismi sulle auto di nuova produzione l'Anfia. Le preoccupazioni però restano. "Il rischio è molto grosso, non gioisco in nessun modo. Si rischia un impatto a cascata in Italia", afferma il vice ministro dell'Economia Carlo Calenda. Fa meglio del mercato - ed è la nona volta consecutiva - Fca, trainata da Jeep ma anche da Alfa Romeo. Il gruppo cresce del 20,34% a settembre (36.888 consegne) e del 17,5% nei nove mesi (339.360), con cinque modelli tra le top ten: Panda (auto più venduta in assoluto), Ypsilon, Punto, 500L e 500X. Crescono anche le vendite di Fca sul mercato americano (+14% a settembre), ma dagli Usa arriva il no del 65% dei lavoratori americani all'accordo sul contratto di lavoro, firmato da Sergio Marchionne e dal presidente del sindacato Uaw, Dennis Williams. "Siamo delusi, ritenevamo di aver raggiunto, al termine di ore di dialogo e dibattito, un compromesso equo", commenta Fca. Una sconfitta per Williams, considerato un possibile alleato nella partita aperta da Marchionne per una possibile fusione con General Motors. "E' un esempio di democrazia sindacale e industriale da imitare - osserva il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini - visto che in Italia non è mai stato possibile permettere a tutti i dipendenti di potere votare sull'accordo che li riguarda senza ricatti".



 

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