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Il Pil frena a fine 2015. Ma Renzi, Italia in crescita

Il Pil frena a fine 2015. Ma Renzi, Italia in crescita

Padoan,importante è direzione. Opposizioni attaccano.Rallenta Ue

13 febbraio 2016, 09:24

Silvia Gasparetto

ANSACheck

Il grafico sul Pil in Italia 1999-2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il grafico sul Pil in Italia 1999-2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il grafico sul Pil in Italia 1999-2015 - RIPRODUZIONE RISERVATA

La crescita italiana perde slancio, anche se con una prima stima del Pil per il 2015 a +0,7% si conferma l'uscita del Belpaese da una recessione durata tre anni. A frenare gli entusiasmi arriva infatti il risultato del quarto trimestre, che si ferma a +0,1%, peggior dato dell'anno e sotto le attese, che non solo porterà a limare verso il basso la performance dell'economia per l'intero anno ma rende più incerto anche lo scenario per il 2016. Peraltro non è solo l'Italia a faticare più del previsto: in un quadro di peggioramento dell'economia globale, anche Ue ed Eurozona - secondo gli ultimi dati Eurostat - sono in rallentamento, anche se la media di crescita del Pil rimane doppia rispetto a quella di Roma. Governo e maggioranza puntano l'attenzione sul 'bicchiere mezzo pieno', su un dato annuale che torna positivo dal 2011 e sui risultati destagionalizzati e corretti per gli effetti del calendario, che dicono che nel quarto trimestre il Pil è cresciuto dell'1% tondo su base annuale, variazione tendenziale più alta dal secondo trimestre sempre del 2011.

"Deve essere chiaro che l'Italia è cambiata, è ripartita'', ha detto il premier Matteo Renzi. Certo quello che conta per la finanza pubblica (e per Bruxelles) è il dato 'grezzo'. E lo 0,7% indicato dall'Istat, ammette il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, "è più basso della previsione del Governo". A ottobre, la nota di aggiornamento al Def aveva rivisto al rialzo la crescita a +0,9%, anche se già a fine anno si era iniziato ad ammettere che si sarebbe riusciti ad arrivare al massimo a un +0,8%. Certo, "avrei preferito vedere un decimale in più piuttosto che in meno" dice il titolare di via XX Settembre. E, in linea con il pensiero più volte espresso anche dal premier Matteo Renzi, aggiunge che "come si sa i decimali contano poco, l'importante è la direzione di marcia che è di crescita, dopo tre anni di profonda recessione, che è confermata e rafforzata nel 2016". Al Tesoro comunque si attende il dato finale, che viene diffuso a marzo, convinti che una correzione al rialzo sia possibile.

Ci sono dati che potrebbero far pensare ad una sottovalutazione delle stime Istat nei periodi di crisi: nel 2015 i consumi elettrici hanno segnato un +1,5%, il gettito è andato bene, i passeggeri sui voli sono aumentati del 4,5%, le presenze negli alberghi del 2,2%. E' una professione di ottimismo, quella del governo, non condivisa però dagli analisti, che parlano invece di dato deludente e sotto le attese, che con ogni probabilità porterà a una revisione al ribasso delle stime per il 2016, già in genere meno positive di quelle dell'esecutivo. Padoan invita comunque ad aspettare il dato definitivo di marzo, e non si dice "preoccupato" per l'andamento dell'economia meno dinamico di quanto auspicato. Anche perché, come ribadito ancora una volta da Renzi, "siamo il governo con il deficit pubblico più basso degli ultimi 10 anni". Ma è dato da molti ormai per scontato che con il Documento di Economia e Finanza - che il governo presenterà ad aprile - il quadro macroeconomico dovrà essere ritoccato. Secondo i dati dell'istituto di statistica a pesare sulla bassa crescita congiunturale è "la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell'industria" - con la produzione a dicembre che ha segnato un -0,7%, pur mantenendo un +1% sull'anno, primo segno più dal 2011 - e "di aumenti in quelli dell'agricoltura e dei servizi". Ed è la domanda interna (non solo consumi, ma anche investimenti e scorte) ad andare giù, mentre a trainare la crescita è l'estero.

"Dal lato della domanda - spiega l'Istat analizzando le componenti del Pil nell'ultimo trimestre dell'anno - vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), più che compensato dall'apporto positivo della componente estera netta". Ma a preoccupare maggiormente gli analisti è l'andamento degli investimenti, che ancora non sono davvero ripartiti. La chiave di volta, si osserva potrebbero però essere i maxiammortamenti, introdotti dal governo con la legge di Stabilità, che potrebbero aver fatto esitare le imprese a investire. E mentre il premier continua a difendere l'immagine di una Italia "che è cambiata, è ripartita" grazie alle riforme, sulla crescita debole e inferiore alle attese arrivano i timori dei sindacati e scatta il fuoco di fila delle opposizioni, che parlano di doccia gelata per il premier e di avviso di sfratto per il governo. "Matteo Renzi sa che l'ultimo trimestre 2015 in frenata ha un effetto negativo su 2016?" twitta caustico Renato Brunetta, prevedendo che "i suoi conti pubblici saltano e servirà una manovra shock".

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