Nasce un nuovo super polo dell'editoria italiana con la fusione tra il gruppo della Repubblica, l'Espresso, e Itedi, la controllata della Fiat con la Stampa e il Secolo XIX.
Nell'operazione Fca esce dall'editoria e si concentra sull'auto.
MILANO, 3 MAR - Il giorno dopo l'annuncio del super polo dell'editoria la Borsa soppesa l'operazione, e un po' riflette anche i timori sull'assetto futuro di Rcs con l'uscita degli Agnelli. Le possibili ricadute occupazionali della fusione tra il gruppo dell'Espresso e l'editrice di Stampa e Secolo XIX preoccupano invece i rappresentanti sindacali - Comitati di redazione coinvolti, Uilcom - e alcuni esponenti politici, come il sindaco di Genova Marco Doria o il governatore della Liguria Giovanni Toti. Da Forza Italia Renato Brunetta e Stefania Prestigiacomo invece paventano "rischi per la democrazia". A Piazza Affari L'Espresso ha preso un po' fiato dal rally della vigilia (-2,2%), Fca è andata bene (+2,2%), con Exor invariata. Ma il gruppo Rizzoli è scivolato del 7,9%, benché da quanto filtrato gli altri grandi soci del gruppo abbiano già assicurato sostegno alla società in questa fase del piano. Per la prevista distribuzione ai soci Fiat del 16,7% di Rcs potrebbero, si è appreso intanto da fonti finanziarie, non volerci tempi lunghi. L'assemblea Fca è già in calendario per il 15 aprile ed è probabile che l'ordine del giorno venga integrato per includere questo passaggio. A quel punto la quota Rcs potrebbe venir girata agli azionisti, con Exor proiettata quindi al 5% dell'editore. Mentre Baillie Gifford, al 5,3% di Fca, dovrebbe ricevere invece lo 0,9%. Stando ancora al calendario, un Cda Fca è già in agenda il 26 aprile, mentre il 21 aprile ci saranno assemblea e Cda del Gruppo l'Espresso. Non risulta intanto che il riassetto sia stato notificato alle autorità coinvolte, quella per la Concorrenza e quella delle Comunicazioni. Il coinvolgimento dell'Antitrust è indubbio: le soglie attuali prevedono una comunicazione preventiva all'authority in caso di concentrazioni fra imprese il cui fatturato totale nazionale superi i 492 milioni, o se quello dell'acquisita vada oltre i 49 milioni o, infine, si superi il 25% del mercato di riferimento. L'Antitrust, ricevuta la notifica, ha quindi i 45 giorni di prassi per esprimersi. Ci sono poi altri 30 giorni perché si pronunci l'Agcom. L'autorità per le comunicazioni interviene sulle aggregazioni in base alla legge del 1981, poi modificata nell'87, che indica come posizione dominante nella stampa quella di un soggetto che in seguito a una concentrazione arrivi a superare il 20% delle tirature complessive dei giornali quotidiani in Italia nell'anno solare precedente, mentre sono previste anche altre soglie, ad esempio sulle aree interregionali. Sulla carta il nuovo gruppo dovrebbe attestarsi poco sopra il limite del 20%, ma su tutto sono appena partite le riflessioni e non è neppure detto che alla fine si confermi lo sfondamento della soglia. Tra i soci Rcs l'Ad UnipolSai Carlo Cimbri ha escluso oggi piani di uscita della compagnia azionista con il 4,6%: "Non ho mai detto che vogliamo vendere", ha detto negando anche arrotondamenti. "Gli azionisti di buon senso devono avere come priorità la stabilità", ha detto. Con l'uscita Fca, intanto, Diego Della Valle sarà proiettato in testa all'azionariato Rcs con il 7,3% del capitale. Le riflessioni sul gruppo sono però legate al fatto che, salvo Urbano Cairo (ha il 4,6%), nessuno dei soci rilevanti è un editore - e Cairo stesso non sarebbe intenzionato a scalare il Corriere. Con l'addio degli Agnelli, comunque, l'assetto della Rizzoli si va semplificando. Fonti esperte del 'Salotto Buono' Rcs segnalano però come l'esperienza degli ultimi anni dica che l'unica soluzione sarebbe avere un unico socio in maggioranza. Il numero uno Techint Gianfelice Rocca ha nuovamente negato ogni possibile coinvolgimento. Come pure per ora si dice chiaramente fuori dalla partita Andrea Bonomi di Investindustrial.
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