Dal 2001 al 2015 i turisti in Italia sono aumentati del 50% arrivando a 53 milioni ma le entrate non sono cresciute di conseguenza perché questi viaggiatori si fermano meno giorni, non più 4,1 in media ma solo 3,6, e spendono meno soldi: non più 1.035 euro di media ma 670. Secondo l'analisi fatta da Confturismo in collaborazione con Ciset e presentata al forum di Confcommercio a Cernobbio si tratta di 38 miliardi persi. La durata media di un turista tedesco è passata da 5,5 a 5 giorni, quella degli inglesi è passata da 4,3 a 3,8 e quella dei francesi da 3,4 a 3. La permanenza cinese - già brevissima - è passata da 1,8 a 1,5 giorni.
Ben più della metà dei turisti stranieri che vengono in Italia, precisamente il 60%, visita solo quattro Regioni: Veneto, Lazio, Lombardia e Toscana. Insomma tutto esaurito a Firenze, Roma, Milano e Venezia ma situazione opposta nel Sud dove gli arrivi sono solo il 12% Il record è del Veneto con il 20,5%, maglia nera Abruzzo, Basilicata e Molise con percentuali che si distaccano poco dallo zero.
Il 70% dei turisti stranieri che vengono in Italia sono europei, anche se sono in crescita gli arrivi dal resto del mondo, soprattutto da Cina e Russia. La maggior parte dei viaggiatori esteri sono i tedeschi, seguita da statunitensi, francesi, britannici e cinesi. Proprio i cinesi sono saliti dal nono al quinto posto in classifica, mentre i russi sono saliti dal decimo all'ottavo. La previsione è che la crescita nei prossimi anni sarà soprattutto di visitatori fuori dall'Europa.
Nei prossimi tre anni arriveranno sempre più turisti in Italia. La stima prevede che quest'anno ci sarà una crescita de 3,3% che nel 2017 salirà al 3,6% e nel 2018 del 3,9%. In percentuale le crescite maggiori saranno quelle dei Paesi extra Europa (dal 5% in su) ma la crescita è prevista anche nel vecchio continente ogni singolo anno.
Punto numero uno: combattere il turismo 'mordi e fuggi': è questa secondo Luca Patanè, presidente di Confturismo, la priorità del settore. Un settore dove gli arrivi negli ultimi 15 anni sono aumentati del 50% con la prospettiva di una crescita che anche nei prossimi tre anni sarà del 3,6%. Il problema infatti è che, anche se arrivano più turisti, si fermano meno in Italia e, soprattutto, spendono meno. Negli ultimi 15 anni si tratta di 38 miliardi di entrate perse. Per questo, secondo il presidente, "l'Italia deve ripensare il suo modello di offerta turistica, ma soprattutto servono interventi e politiche che accrescano la competitività delle imprese di questo comparto e diano centralità, anche a livello europeo, a un settore che rappresenta una potentissima leva non solo di sviluppo e crescita ma anche di coesione territoriale. E la parola d'ordine è: promozione, promozione, promozione". Promozione "per farci conoscere di più e meglio all'estero - ha precisato -, per far rimanere più a lungo i turisti che vengono in Italia, per valorizzare maggiormente il nostro Mezzogiorno, territorio che ha una straordinaria ricchezza di luoghi, arte e cultura". "I dati che abbiamo presentato oggi - ha aggiunto - confermano che il turismo è l'unico sistema produttivo che continua a crescere in tutto il mondo, compresa l'Italia che, nei prossimi tre anni, continuerà a registrare un aumento di arrivi internazionali intorno al 3,5%. Il turismo è un comparto che risente parzialmente delle crisi economiche e solo localmente dei fattori geopolitici, come gli episodi di attentati o i conflitti avvenuti dalle Torri Gemelle in poi, che, di fatto, ne cambiano le destinazioni senza però ridurne quasi mai l'impatto economico complessivo a livello mondiale". E quindi per l'Italia questa è un'opportunità da sfruttare.
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