E' scontro senza precedenti fra Mario Draghi e Wolfgang Schaeuble, capofila del fronte tedesco contrario all'attivismo monetario della Bce, dopo l'attacco lanciato oltre un mese fa dal ministro delle Finanze alle scelte recenti del presidente dell'Eurotower. "Abbiamo un mandato per perseguire la stabilità dei prezzi in tutta l'Eurozona, e non solo in Germania, e "questo mandato è stabilito dalla legge europea, noi obbediamo alle leggi e non ai politici", è la bordata lanciata da un Draghi insolitamente accalorato nei confronti dell'ala dura di Berlino. Una replica condita da parole ancora più sferzanti: "Un dibattito rispettoso, ancorché acceso, sarebbe il benvenuto" ma "le critiche di un certo tipo potrebbero sembrare in grado di minacciare l'indipendenza della Bce".
E del resto le parole di Schaeuble, indebolendo l'efficacia delle politiche della Bce, rischiano di rendere necessarie ancora più misure espansive. Parole che fanno uscire allo scoperto, anche se con molta prudenza, la cancelliera Angela Merkel: "è legittimo" che in Germania si parli dell'impatto dei tassi bassi, anche se "questo non deve essere confuso con l'intervenire nella politica indipendente della Bce, che io sostengo pienamente". Ma non si ferma qui la sfida di Draghi ai 'falchi' dell'establishment tedesco: la Bce terrà la barra dritta e continuerà con le misure che ritiene "opportune", forte della "difesa unanime del consiglio direttivo" ora che, a sorpresa, persino Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, si è schierato per l'autonomia dell'istituzione. Un'autodifesa a tutto campo dopo che Schaeuble il mese scorso, si era complimentato sarcasticamente con l'italiano per l'ascesa del partito anti-euro AfD che sta cavalcando, e con successo, le paure di un elettorato tedesco di prevalenti risparmiatori spaventato dai tassi sotto zero. Draghi oggi ha definito "certamente benvenuto" il fatto che Schaeuble sia tornato sui suoi passi a Washington, la scorsa settimana, chiarendo che il senso delle sue parole era lo sconcerto per i tassi negativi fra i tedeschi. Al G20 nella capitale americana c'era stato anche un incontro faccia a faccia, dopo il quale Schaeuble aveva definito Draghi un "amico". Con le autorità tedesche, rassicura l'ex governatore di Bankitalia, il dialogo è "molto positivo, fruttuoso e direi tranquilli, e molto amichevole". Ma intravedendo nubi insidiose che si infittiscono in vista delle elezioni tedesche dell'autunno 2017, oggi Draghi ha voluto stabilire una sorta di linea del Piave. Ce ne è per Hans-Peter Friedrich, vice-segretario della Csu, partito alleato della Merkel, che aveva invocato un prossimo presidente della Bce tedesco: un ex presidente della Bce francese quale Jean-Claude Trichet ha appena detto - ricorda l'italiano - "che avrebbe fatto le stesse cose che ha fatto Mario". Ce ne è per i fondi pensione tedeschi, che Draghi invita a "non incolpare i bassi tassi d'interesse per tutto ciò che va male" e a cui ricorda che il 'Qe' della Bce ha anche regalato loro laute plusvalenze sui bond, e che per avere rendimenti più alti serve l'inflazione. Ce ne è, infine, per i governi europei e la loro inerzia: "La nostra politica monetaria è stata l'unica politica che negli ultimi quattro anni abbia sostenutola crescita".
Proprio per tornare al 2% d'inflazione (oggi siamo a zero), la Bce "è pronta ad agire usando tutti gli strumenti concessi dal suo mandato", anche un taglio dei tassi che resteranno ai livelli attuali - 0% il principale e -0,40% quello sui depositi - ben oltre l'orizzonte del 2017. Con buona pace dei tedeschi, anche se Schaeuble ha forse portato a casa almeno un risultato: lo spauracchio dell'helicopter money, i soldi della Bce dati direttamente all'economia reale bypassando le banche, sparisce dall'orizzonte immediato. "Non ne abbiamo mai discusso", dice Draghi che un mese fa aveva definito l'ipotesi, considerata da molto solo accademica, "un'idea interessante".
Renzi, Draghi gode fiducia di tutti Paesi europei - "Il presidente Draghi gode della fiducia e della stima di tutti i Paesi europei". Lo dice il premier Matteo Renzi, interpellato dai giornalisti all'uscita dal palazzo delle Nazioni Unite, dopo una serie di incontri bilaterali per promuovere la candidatura dell'Italia a un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza.
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