Undici giorni 'strappati' al fisco per le imprese italiane. Arretra infatti il Tax free day, vale a dire il giorno in cui l'imprenditore può finalmente cominciare a destinare i guadagni aziendali all'impresa e alla propria famiglia. Nel 2015 il tax free day è caduto infatti il 9 agosto, mentre nel 2014 la data è stata il 20 agosto. A rilevarlo è 'Comune che vai fisco che trovi', l'Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa, giunto alla terza edizione, che analizza 124 comuni italiani.
L'indagine, a partire da tutti i capoluoghi di regione e di provincia, prende a riferimento l'impresa-tipo individuale, cinque dipendenti, 430mila euro di fatturato e 50mila euro di utili. Ma per la Cna (che al riguardo presenta 10 proposte) ''si può e si deve migliorare il sistema tributario''. Tre le direttrici: ''una più consistente riduzione della pressione fiscale; il capovolgimento della tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli; l'uso intelligente della leva fiscale per aumentare la domanda interna''.
Un 2015 da 'incorniciare' per le Pmi italiane. L'anno scorso infatti ha segnato una 'positiva' discontinuità sul fronte fiscale, con artigiani, micro e piccole imprese che hanno visto calare il peso della tassazione complessiva (Total tax rate) al 60,9 per cento: il 3,6% in meno rispetto al picco toccato nel 2012: 64,5%. Ma nel 2016 la musica purtroppo cambia: il calo della pressione fiscale si arresta. L'Osservatorio Cna sula tassazione prevede addirittura un lieve incremento del Total tax rate (+0,1 per cento) destinato a salire al 61% complessivo. Accanto a una ''obiettiva ragione di soddisfazione'', secondo le piccole imprese il livello della pressione fiscale in Italia resta comunque intollerabile (19,4 punti in più della media europea) e ''fortemente penalizzante per l'attività imprenditoriale''. Inoltre, la maggior parte degli interventi della L.Stabilità 2016 ''non produrranno effetti sensibili'' sulle Pmi, se non il beneficio dal super ammortamento per gli investimenti effettuati in corso d'anno.
Dovrebbe toccare il 61% il peso fiscale totale medio che grava su una piccola impresa nel 2016. Ma, come la media del pollo, c'è chi piangerà di più e chi meno. A Reggio Calabria va il titolo di città d'Italia con la fiscalità più elevata: 73,2%. Seconda Bologna, con il Total tax rate al 71,9%. Terza Roma, al 69,8%. Scala due posti Catania, quarta, con il 68,5%. Firenze quinta, con il 68,5%. Sesta Bari (67,9%). Napoli scivola al settimo posto (era terza), 67,8% davanti a Salerno, rimasta ottava, con il 66,8 per cento. A calcolarlo l'Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle PMI E così le piccole imprese di Reggio Calabria devono lavorare per il fisco fino al 24 settembre, quasi un mese e mezzo oltre la media (10 agosto). Seguono Bologna (19 settembre), Roma (11 settembre) Catania e Firenze (7 settembre), Bari (5 settembre), Napoli (4 settembre), Salerno e Cremona (31 agosto), Foggia (30 agosto). All'opposto, l'Eden delle imprese è Gorizia, dove l'incidenza del peso delle tasse si ferma al 54,4%. Gorizia ha tolto lo scettro a Cuneo, seconda con il 54,5% alla pari con Belluno, che invece migliora di una posizione. La perde Sondrio (54,8 per cento) mentre quint'ultima rimane Udine (55,2 per cento). Nella top ten dei comuni meno onerosi entra, quindi, Carbonia (55,3 per cento) che precede Imperia, Arezzo e Mantova (55,7 per cento) e Vicenza (55,9 per cento). Il Total tax rate corrisponde, anche tra i comuni meno onerosi, al Tax free day. A Gorizia, Cuneo e Belluno si comincia a lavorare per l'impresa e la propria famiglia il 17 luglio (ben oltre due mesi prima di Reggio Calabria), il 19 luglio a Sondrio, il 20 a Udine e Carbonia, il 22 a Imperia, Arezzo e Mantova, il 23 a Vicenza.
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