"Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa" perchè "non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è''. Lo ha detto l'ad della Fca Sergio Marchionne ai vincitori di un premio Luiss sulla finanza aggiungendo che ''l'efficienza non è e non può essere l'unico elemento che regola la vita. C'e' un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dover di fare i conti con la propria coscienza''.
Parlando della crisi partita con il collasso dei mutui subprime e di come hanno reagito le banche di investimento, ma anche della sua esperienza nell'istituto svizzero Ubs, Marchionne ha spiegato che "gli eventi e la storia hanno dimostrato che ci reggevamo su un sistema di governance del tutto inadeguato. Soprattutto, hanno evidenziato la necessità di ripensare il ruolo del capitalismo stesso, e di stabilire qual è il corretto contesto dei mercati. Sono una struttura che disciplina le economie, non la società".
Quindi, ha proseguito, "se li lasciamo agire come meccanismo operativo della società, tratteranno anche la vita umana come una merce. E questo non può essere accettabile". Certamente per Marchionne "la forza del libero mercato in un'economia globale è fuori discussione" e "nessuno di noi può frenare o alterare il funzionamento dei mercati" e "questo campo aperto è la garanzia per tutti di combattere ad armi pari". Tuttavia "il perseguimento del mero profitto, scevro da responsabilità morale, non ci priva solo della nostra umanità, ma mette a repentaglio anche la nostra prosperità a lungo termine". Occorre quindi "creare le condizioni per un cambiamento virtuoso" e "per promuovere la globalizzazione che sia davvero al servizio dell'umanità".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA