A dieci anni dalla grande crisi finanziaria l'economia mondiale fa ancora i conti con il rischio di nuovi shock, ed è impreparata di fronte alla prossima ondata di innovazione e robotica, a partire dalla flessibilità del lavoro che non trova un'adeguata protezione sociale. A lanciare l'avvertimento è il World Economic Forum, la cui classifica globale della competitività vede ancora Svizzera, Usa e Singapore al top della scala mondiale, con l'Italia che sale di un gradino al 43esimo posto fra i 137 Paesi considerati, migliorando grazie al suo punteggio migliore di sempre ma ancora nelle retrovie, superata in innovazione da altri Paesi: oltre alla Svizzera, anche Olanda, Germania, Svezia, Regno Unito e Finlandia sono fra i primi dieci.
Una ricerca di cui al ministero dell'Economia viene però contestata la base metodologica: il peso delle opinioni sull'indice - è l'interpretazione che se ne dà a Via xx settembre - sarebbe del 60% e tre dei quattro 'pilastri' dell'analisi nei quali l'Italia si posiziona peggio si baserebbero prevalentemente su indagini d'opinione. Secondo l'organizzazione elvetica che coordina ogni anno il Forum di Davos, in Italia migliorano comunque l'efficienza del mercato dei beni (60mo posto) e l'educazione superiore e la formazione (41). Restano i punti forti italiani delle capacità innovative (32), della sofisticatezza delle imprese (25) e delle infrastrutture (27). Al contrario, "nonostante le recenti riforme il mercato del lavoro (punteggio 116) e i mercati finanziari (126) rimangono punti deboli" che il Wef definisce "difficoltà croniche" per l'Italia.
Su scala globale, il Wef punta il dito in particolare sul sistema finanziario, dove "nuove fonti di vulnerabilità sono evidenti", e le banche, "meno solide rispetto a prima della crisi" a fronte della Quarta rivoluzione industriale che richiederà invece maggiori investimenti. Le economie mondiali sono inoltre impreparate "per la prossima ondata di innovazione e automazione". La sfida della Quarta rivoluzione industriale "sarà definita sempre più dalla capacità innovativa dei Paesi" con un'importanza sempre maggiore della capacità di attrarre talenti, spiega Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del Wef.
Uno dei problemi individuati dall'organizzazione elvetica è la capacità di trasformare l'innovazione in aumenti di produttività, fra crescenti investimenti in tecnologia e difficoltà nel diffonderli nell'intera economia. Inoltre la robotica e l'automazione rivoluzioneranno il mondo del lavoro: il Wef avverte che "la competitività è rafforzata, non indebolita" da un'adeguata protezione sociale dei lavoratori a fronte della flessibilità. Con molti posti di lavoro a rischio, "sarà vitale" creare condizioni in grado di resistere a shock e sostenere il lavoro nei periodi di transizione"
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