L'ignoranza nella finanza è una "tassa sui poveri" perchè l'educazione finanziaria è prevenzione ed equità sociale, significa "dare ad ognuno gli strumenti necessari per muoversi e fare le scelte giuste in una realtà sempre più complessa" a prescindere dal proprio contesto sociale e familiare. A sottolinearlo, in un'intervista all'ANSA, Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per l'Educazione finanziaria istituito dal Mef di concerto con il ministero dell'Istruzione e dello Sviluppo Economico. Lusardi, economista, docente alla George Washington University e autrice di quei rapporti dell'Ocse che certificano quanto ci sia da fare in Italia, sta proprio in questi giorni definendo con gli altri 11 membri del Comitato (di cui fanno parte oltre ai tre ministeri, Bankitalia, Consob, Ivass, Covip, Ocf ed Adusbef) gli step del piano d'azione che allineerà il nostro paese alle oltre 60 nazioni che già hanno avviato una strategia nazionale in materia. Primissimo passo un portale nazionale, probabilmente già pronto entro la fine dell'anno, che sarà "un luogo per tutti i cittadini dove poter trovare informazioni utili", una prima base di quella "indispensabile strategia a lungo termine" contro il gap italiano. Un handicap da colmare in fretta "perchè - spiega Lusardi- educare alla finanza significa costruire il futuro". Contestualmente il Comitato è al lavoro su un piano a lungo termine con diversi interventi "con l'obiettivo di abbracciare quanti più cittadini possibile, e per questo ci muoveremo su macroaree andando a cogliere le diverse specificità: giovani, donne, mondo del lavoro, terza età". Insomma più finanza per tutti, sempre, a partire dal sistema scolastico: "di iniziative in alcuni casi ce ne sono già, si tratta di coordinare gli sforzi" e creare un flusso continuo. E se per i giovani l'idea è quella di fare entrare prima o poi anche l'educazione finanziaria tra le materie curricolari a scuola, "per quanto riguarda il mondo del lavoro pensiamo di creare format che possano essere utili ai lavoratori nei momenti delle scelte di investimento importanti: figli, casa, pensione".
"Un'altra area di punta per intervenire - continua ancora Lusardi- è quella delle donne, che da sempre hanno un ruolo di moltiplicatore fondamentale nella società e sono detentrici di molte scelte a partire dalla quotidianità". "Infatti deve essere ben chiaro che l'educazione finanziaria non è una risposta alla crisi ma una risposta al mondo che cambia, di fronte alla trasformazione demografica che sta mutando le aspettative di vita. L'Italia è un paese storicamente abituato a investimenti semplici, titoli di stato e immobiliari ma i mercati sono cambiati, i prodotti sono diventati più complicati e dobbiamo abituarci ad una diversa pianificazione, per garantirci una prospettiva a fronte di uno stato sociale e livelli di assistenza che in molti casi ed in sempre più paesi saranno in grado di fornire solo una copertura minima. Non a caso la norma istitutiva del Comitato parla di 'strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale' per dare competenze misurabili ai cittadini in queste materie per poter fare scelte adeguate". Compito non facile quello di un'alfabetizzazione a tappeto degli italiani: oltre mezzo secolo fa la tv con non 'E' mai troppo tardi' portò la lingua italiana nelle case di tutti. Il Comitato punta ora fare lo stesso con la finanza. Lusardi è ottimista: "E' vero l'Italia è indietro, ma non sempre essere indietro è uno svantaggio, si può prendere esempio dalle migliori esperienze già sperimentate altrove e partire già dalle migliori pratiche consolidate". (ANSA)
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