"Non ci sarà una manovra correttiva": il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, conferma quanto già sostenuto nell'audizione in Parlamento nei giorni scorsi, dove di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulle linee guida del suo mandato, aveva detto che non era intenzione" del governo "adottare alcuna misura correttiva in corso d'anno". Ma l'Europa insiste e lo ha fatto anche oggi: per l'Italia serve una correzione da 5 miliardi.
Al termine dell'Ecofin, Tria ha detto che "il profilo di discesa debito non sarà in discussione, discuteremo dei tempi e del profilo dell'aggiustamento. Il centro della manovra - ha sottolineato - è ribaltare la tendenza fino ad oggi di aumentare sempre la quota di spesa corrente a scapito della spesa per investimenti. E' probabile che dovremo rivedere il timing aggiustamento in relazione anche al rallentamento dell'economia", ma "per il 2018 non cambiamo gli obiettivi. Si vedrà a consuntivo se abbiamo rispettato o no gli impegni con l'Ue". "Riteniamo che non ci sarà nessun allargamento di bilancio e nessuna restrizione nel senso di manovra correttiva, l'abbiamo già detto - ha aggiunto il ministro -. E' probabile che il gap di 0,3 si colmi, e se non si colma vedremo, discuteremo a consuntivo, a primavera", ha spiegato Tria, assicurando che "non ci sarà nessun a inversione di tendenza per quanto riguarda l'aggiustamento strutturale. La misura e i tempi sono gli unici in discussione. Non è in discussione che si prosegua aggiustamento".
L'Econfin, dunque, ha approvato le raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate dalla Commissione Ue a maggio. All'Italia viene chiesto 'uno sforzo strutturale di almeno lo 0,3% del Pil nel 2018, senza alcun margine aggiuntivo di deviazione sull'anno'. Si tratterebbe di un aggiustamento da 5 miliardi di euro, che tuttavia il ministro Tria esclude per quest'anno: 'Il profilo di discesa del debito non sarà in discussione ma si deve ribaltare la tendenza' di aumentare sempre la quota di spesa corrente a scapito degli investimenti'. Nel 2019, scrive ancora il Consiglio dei ministri delle Finanze dell'Ue, 'dato il debito sopra il 60%', l'aggiustamento richiesto all'Italia è di 0,6%.
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