Una lettera o un libro di carta provoca veramente un danno maggiore all'ambiente di un file o un ebook? Negli ultimi anni la transizione al digitale di conti correnti bancari, documenti personali e della pubblica amministrazione oltre all'esplosione dei social e dello smartphone come strumento inseparabile delle nostre vite ha compresso sempre di più il ruolo della carta. Giudicata più costosa, nemica dell'ambiente e responsabile del disboscamento.
Contro questi che definisce 'miti e non fatti' lotta l'organizzazione "Twosides' creata dalla filiera europea dell'industria della carta secondo cui per considerare l'impatto totale di uno strumento va preso l'intero ciclo di vita. Un file o un ebook infatti può essere forse meno costoso ma i server per immagazzinarli sono forti consumatori di energia (producendo inquinamento) e i supporti elettronici per leggerli e immagazzinarli cambieranno nei prossimi anni generando rifiuti pericolosi da smaltire. Da parte sua l'industria della carta europea si presenta con le carte di un comparto che non azzera le foreste e boschi ma anzi le cura e le incrementa, ha una produzione di effetto serra fra le più basse dei comparti industriali (1% delle emissioni di effetto serra) e vanta un'altissima capacità di riciclo (72% del prodotto nel 2014). Da qui la lotta dell'organizzazione contro le dizioni 'non stampare pensa all'ambiente' o 'digitale salva un albero'. Per l'ad dell'azienda romana System Graphic Andrea Pasquali, che peraltro lavora molto con la tecnologia digitale, il "possesso di una singola copia cartacea di un libro produce un'impronta ambientale inferiore a quella necessaria a mantenere diverse copie della stessa opera per anni, su dispositivi elettronici multipli e per lunghe ore di lettura 'digitale'. "Il 'senza carta" può forse essere più pratico ma ha un impatto e le due realtà possono e debbono convivere a seconda delle esigenze specifiche.
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