Il Centro studi Confindustria stima il
Pil "all'1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019" in "ribasso di 0,2%
punti" per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno.
Le stime "non incorporano le intenzioni del Governo" in attesa
della legge di Bilancio ma, tra vari fattori, "pesano" anche
"l'aumento dello spread" e - spiega il capoeconomista Andrea
Montanino - "l'incertezza" sulla "capacità del Governo di
incidere sui nodi dell'economia" e sulla "sostenibilità del
contratto di Governo" che causa "meno fiducia degli operatori".
Per il CsC "l'aumento del deficit serve per avviare parti del
contratto di Governo di sostegno al welfare", come su reddito di
cittadinanza o pensioni, poi "molto difficili da cancellare se
non in situazioni emergenziali. Ciò potrebbe portare a più tasse
in futuro e ad aumentare il tasso di risparmio già oggi".
Confindustria chiede di "non smontare le riforme pensionistiche
perché ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo
contributivo sul lavoro".
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