L'Ue rinvia per ora la resa dei conti e vira su una tregua momentanea, puntando a un 'dialogo' dell'ultima chance con la speranza che l'Italia, per usare l'espressione utilizzata dal ministro delle finanze francese Bruno Le Maire, "afferri la mano" tesale dalla Commissione Ue e comunque modifichi la sua manovra. Le aspettative su questo punto sono cristalline: Bruxelles, ha avvertito il commissario Pierre Moscovici, si aspetta "un bilancio nuovo e rivisto" entro il 13 novembre. E anche l'Eurogruppo, che lo ha sottolineato nero su bianco in una dichiarazione in cui invita ugualmente a un "dialogo aperto e costruttivo". Un atteggiamento che cerca una sintonia con quello portato all'Eurogruppo dal ministro Tria per arrivare a una soluzione accettabile per tutti che resti nell'alveo delle procedure europee. "Non c'è né scontro né compromesso" con l'Ue, ha detto Tria, ma la manovra "non cambia, stiamo discutendo".
L'Italia infatti, è il messaggio, non vuole rompere con l'Ue né ritiene di essere una minaccia per l'eurozona, però allo stesso tempo non intende modificare la sua manovra e vorrebbe vedersi riconoscere un' 'eccezione' nell'ambito delle regole esistenti. La doppia scadenza resta quindi quella del 13 e 21 novembre, quando a parlare per prima sarà la risposta dell'Italia alla Commissione, e dopo la nuova valutazione di Bruxelles e il suo rapporto rivisto sul debito italiano. Per questo si va verso un vertice di governo mercoledì a Roma con il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per studiare la risposta da inviare a Bruxelles. Anche se il clima politico resta incandescente, annoverando un nuovo botta e risposta su accuse di nazionalismo e xenofobia tra il commissario agli affari economici Pierre Moscovici e il leader della Lega.
"Salvini rasenta continuamente il nazionalismo e la xenofobia", ha detto il commissario francese. "Oltre ad insultarmi - ha ribattuto il leader della Lega - questo signore non ha nient'altro da fare? Io nel frattempo vado avanti". Scintille che hanno visto risposte anche da parte del vicepremier Luigi di Maio e dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ma che non sembrano aver influito sul confronto europeo. "Dialogo, dialogo, dialogo", è il mantra ripetuto all'Eurogruppo sia dal commissario Moscovici che dai colleghi europei, inclusi i 'falchi' di Olanda e Germania. Se l'Eurogruppo non adotterà nessuna decisione per oggi, però il monito inviato a Roma è chiaro: sì a una discussione, ma l'Italia deve far rientrare la sua manovra nelle regole Ue cooperando con la Commissione, che tutti i 18 sostengono.
"L'Italia deve presentare una nuova bozza di bilancio, che aspettiamo sperando che ci siano passi" per portare la manovra "in linea con le regole di bilancio Ue", ha avvertito chiaramente il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno. Il concetto è stato ribadito anche durante l'incontro bilaterale tra Moscovici e Tria: "Sono persuaso - ha detto il commissario - che il ministro abbia compreso la necessità che l'Italia agisca nel quadro delle regole fiscali europee". La situazione venutasi a creare con l'Italia è infatti anche il convitato di pietra della riforma dell'eurozona, sempre più in difficoltà e su cui invece Parigi spinge, ha affermato Le Maire, per "prendere decisioni entro fine anno". Il mancato rispetto delle regole di bilancio, però, da sempre spauracchio dei Paesi rigoristi del Nord per la condivisione dei rischi, costituisce un ostacolo serio.
"Temo che l'approccio e i passi assunti dal governo italiano stiano mettendo a rischio questi obiettivi", ha detto il ministro slovacco Peter Kazimir. Anche perché, ha ricordato il collega dell'Irlanda che nel 2010 si sottopose a un trattamento 'lacrime e sangue' per salvare le sue banche e l'euro, "una delle dolorose lezioni della crisi economica che abbiamo imparato è che, se tu condividi la moneta con molti altri Paesi, abbiamo tutti una responsabilità verso gli altri". L'Eurogruppo e la Commissione, a cui tra l'altro non tornano i conti delle stime italiane su deficit e Pil, restano però scettici sulle promesse dell'Italia di riportare i conti in ordine a partire dal 2020, dopo un 2019 per cui dovrebbe essere concessa un'eccezione sul rientro dal deficit e debito.
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