Dallo sfruttamento dei lavoratori al caporalato, dagli abusi, che spesso hanno per vittima le donne, ai salari da fame: fare la spesa al supermercato significa oggi alimentare l'ingranaggio della grande distribuzione organizzata che fa perno su una "vera e propria guerra all'ultima prezzo" e in Italia sfrutta, per i prodotti agricoli, un sistema in cui un lavoratore su due è irregolare.
E' quello che emerge dal rapporto 'Al giusto prezzo' di Oxfam, una fotografia dei diritti umani nelle filiere dei supermercati italiani da cui esce un quadro eterogeneo: delle cinque aziende analizzate, solo tre mostrano di aver avviato un percorso di sostenibilità sociale nelle proprie filiere. Nel complesso, emergono grosse lacune che spingono Oxfam - che ha lanciato una petizione per chiedere ai 5 'Big' italiani di tutelare i diritti nelle proprie filiere. "Controllando il 75%" dei consumi, "le aziende della GDO hanno l'enorme potere di decidere e orientare scelte e prezzi lungo l'intera filiera di produzione, spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia. Ricordando che l'estate scorsa 16 braccianti agricoli sono morti in incidenti sulle strade del foggiano: "tornavano dai campi stipati come bestie sui mezzi di trasporto dei caporali".
Nel rapporto, "Coop è l'azienda che dimostra un livello maggiore di consapevolezza e azione sul tema dei diritti umani nelle filiere totalizzando un 27%; Conad arriva all'11%, Esselunga all'8%". Gruppo Selex (al quale sono collegate insegne come A&O, Famila, C+C, Elite, il gigante, Sole 365 e varie altre) ed Eurospin - si legge in una nota di Oxfam - "ottengono un punteggio pari a 0% in tutte le aree di indagine, in quanto non è stato possibile rintracciare alcun documento pubblico relativo ai temi in questione".
Una 'pagella' che vuole accendere i riflettori "sulle ingiustizie che si celano dietro a moltissimi prodotti alimentari venduti sugli scaffali dei supermercati" e che arriva dopo le indagini sulle filiere di approvvigionamento dei principali supermercati stranieri, anch'essi all'origine secondo Oxfam di conseguenze "devastanti per i braccianti e gli operai agricoli". In Italia - denuncia l'Ong - "centinaia di migliaia di lavoratori sono vittime di sfruttamento e caporalato, abusi e salari da fame, lungo le filiere che portano frutta e verdura nei principali supermercati italiani". "In estate lavoriamo 15 ore al giorno, mangiando solo la sera. Quando siamo stanchi prendiamo l'oppio. Senza pasticche, come si può lavorare in queste condizioni?", racconta un esponente della comunità Sikh nell'agro Pontino, dove si coltiva intensivamente per larga parte dell'anno, ma con paghe ancora troppo lontane da quelle previste dal contratto provinciale: 4/4,50 euro l'ora invece di 9 euro lordi. In comune, i cinque maggiori gruppi italiani hanno secondo Oxfam "la totale inazione (punteggio pari a zero) rispetto alla tutela delle donne impiegate nelle filiere, fra denunce di obbligo del tornello elettronico per andare in bagno in turni di lavoro fino a 10 ore. Trasparenza e accountability vedono Coop, Conad ed Esselunga a rispettivamente 33%, 11% e 7% di punteggio, mentre gli altri sono a zero. I diritti dei lavoratori trovano maggiore attenzione in Coop (42%) e a grande distanza Conad (17%) ed Esselunga (13%), quelli degli agricoltori della filiera in misura minore: Coop 27%, Conad 13%, Esselunga 8%.
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