Si aprirà a Davos il 22 e fino al 25 gennaio il consueto appuntamento con il World Economic Forum, l'incontro con il gotha politico ed economico del mondo.
Via Trump, arriva la Merkel. Per un presidente americano che non sarà presente quest'anno al Forum economico mondiale, causa i guai in casa legati allo scontro con i democratici e allo 'shutdown', arriva a sorpresa una cancelliera tedesca che in molti, oggi, considerano l'ultimo baluardo della globalizzazione e del mondo liberale.
E' il colpo di scena all'ultimo minuto annunciato dal World economic Forum alla presentazione del summit del gotha economico mondiale, che riunisce grande finanza, leader globali, imprese in cima alle classifiche dell'innovazione ed è dedicato alla 'globalizzazione 4.0', concetto ambiziosissimo che risponde al trumpismo, all'ondata sovranista, nazionalista e anti-global cavalcata dal presidente Usa con la proposta di una globalizzazione più centrata sull'uomo, più sostenibile, più inclusiva. Ma che non nasconde le difficoltà di un mondo che va verso una "profonda instabilità globale" - come spiega il fondatore e presidente esecutivo del Wef Klaus Schwab - legata all'impatto rivoluzionario della Quarta rivoluzione industriale, quella dei robot e del digitale. Al punto da invocare "immaginazione e impegno" dalle teste pensanti che affronteranno le nevi svizzere - l'allerta valanghe nella zona è ai massimi ma al Wef assicurano di essere "più che preparati" come sempre - per affrontare il mondo che ci aspetta.
Trump, ospite d'onore arrivato lo scorso anno da rockstar, dunque non ci sarà. Vistosa anche l'assenza della figlia Ivanka e del genero Jared Kushner. Così come quest'anno è assente Xi Jinping, primo presidente cinese al Wef che nel 2017 lanciò una controffensiva a suo modo globalista. Ma è probabile che Angela Merkel - la cui decisione a sorpresa arriva poco dopo il forfait del presidente americano e sul cui futuro politico, magari a Bruxelles, molti s'interrogano - ne approfitterà per lanciare, come già fece lo scorso anno, un appello per salvare l'ordine mondiale liberale dai pericoli del nazionalismo.
Con il probabile sostegno di Christine Lagarde, capo del Fmi che da tempo avverte dei rischi del protezionismo. Ci saranno, invece, gli alfieri della offensiva di Trump contro il libero scambio e la globalizzazione che ruota attorno alla Cina: Wilbur Ross, segretario al Commercio, e Bob Lighthizer, Trade Representative. Ci sarà Mike Pompeo, segretario di Stato con il mano il pesantissimo dossier siriano. E il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, forse il più a suo agio con il gotha finanziario attorno al quale ruotano gli eventi di Davos. Impegnato da guai domestici (gilet gialli) anche il presidente francese Emmanuel Macron, l'Europa vedrà una folta rappresentanza della Commissione Ue (da Barnier a Katainen, dalla Malmstrom a Moscovici a Oettinger) e la presenza sia del premier italiano, Giuseppe Conte, che dei ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e dell'Economia Giovanni Tria, che parlerà durante un panel dedicato alle "prospettive economiche strategiche" europee.
Folta anche la presenza di uomini di finanza e impresa italiani, da Claudio Descalzi ed Emma Marcegaglia (Eni) a Francesco Starace (Enel), da Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, ad Alberto Nagel (Mediobanca) e Massimo Tononi (Cdp), dai vertici di Generali a Carlo Cimbri di Unipol.
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