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Davos: Ecco perché l'Fmi pensa che l'Italia sia un rischio globale

Davos: Ecco perché l'Fmi pensa che l'Italia sia un rischio globale

Crescita a 0,6% è la più bassa fra le principali economie mondiali. Troppo per un governo che ne ha fatto la sua bandiera

22 gennaio 2019, 14:43

dall'inviato Domenico Conti

ANSACheck

Christine Lagarde a Davos © ANSA/AP

Christine Lagarde a Davos © ANSA/AP
Christine Lagarde a Davos © ANSA/AP

Il Forum economico mondiale si apre con l'Italia sotto i riflettori, evocata dall'Fmi come uno dei principali elementi di rischio globale e additata come palla al piede, assieme alla Germania, della crescita europea. E con una stima del Pil 2019 quasi dimezzata allo 0,6%: la più bassa fra le principali economie mondiali. E' troppo, per il governo che aveva fatto proprio della crescita la sua bandiera lottando con Bruxelles per una manovra espansiva. La replica da Roma non si fa attendere, con una escalation dei toni verso le istituzioni internazionali che non si vedeva dalla Grecia di Tsipras e Varoufakis.

Parte il vicepremier Matteo Salvini, fresco di un attacco a muso duro alla Bce senza precedenti: "piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l'economia mondiale", con le sue "previsioni errate, pochi successi e molti disastri". Parole che trovano eco in Tria: "non credo che l'Italia sia un rischio né per l'Ue né globale", in realtà il rischio viene dalle "politiche consigliate dal Fmi". Infine l'altro vicepremier, Luigi Di Maio: "stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l'Italia una delle cause della recessione economica. Non lo possiamo accettare".

E' l'esordio del governo gialloverde fra il gotha delle elite globali. Questa sera a Davos si attende proprio Tria, a seguire il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Ma già si intuisce il tenore delle domande e dei colloqui a porte chiuse. Non solo perché il 'doom loop', il legame perverso fra rischi bancari e rischi sovrani, è molto alto in Italia e viene percepito come una minaccia. Ma perché c'è il voto di maggio. Che contribuisce ad alzare i toni perché lo 0,6% di Pil previsto dal Fmi (e da Bankitalia) - che fino a ottobre prevedeva 1% si aspetta appena 0,9% nel 2020 - tira con sé inevitabilmente una manovra correttiva per rispettare i patti con Bruxelles: un 'anatema' per il governo, che ha ogni interesse a rinviare a dopo il voto ogni ipotesi di mettere in discussione reddito di cittadinanza, 'superamento' della Fornero e ogni ipotesi di attivazione delle clausole di salvaguardia. Ecco perché il rapporto Fmi è giunto come un macigno per Tria, per giunta proprio all'Eurogruppo. "Parlare di manovra correttiva - ha detto Tria - è completamente sbagliato", il "rallentamento maggiore del previsto non comporta di per sé alcuna manovra correttiva" perché la manovra "è stimata su una previsione tendenziale di 0,6%". Il Fmi non entra nel merito della finanza pubblica. Ma è probabile che il tema di una correzione in corso d'anno resterà visto che tutti, dalla Bce al Fmi alla Commissione Ue all'Osce, stanno via via peggiorando le stime di crescita globale, e quindi anche italiana, facendo scendere il denominatore che sta alla base del rapporto deficit/Pil e debito/Pil. L'aggiornamento del Fmi parla di una crescita che "si sta indebolendo più del previsto". E anche se il direttore generale Christine Lagarde allontana una recessione, il livello d'allarme è alto se Lagarde invita a "tenersi pronti" se il quadro dovesse peggiorare.

Tanti i rischi: sono considerate due bombe a orologeria da disinnescare "immediatamente" sia una Brexit senza accordo, che un precipitare della 'guerra dei dazi' voluta da Donald Trump, grande convitato di pietra a Davos dopo i forfait di poche settimane fa. Preoccupa una frenata della Cina peggiore del previsto. E si temono anche fattori d'instabilità finanziaria come il caso-Italia, citato esplicitamente come uno dei rischi globali, citato dalla nuova capo economista Gita Gopinath.

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