"Porsi al di fuori dell'Ue può sì condurre a maggior indipendenza nelle politiche economiche, ma non necessariamente a una maggiore sovranità. Lo stesso argomento vale per l'appartenenza alla moneta unica". Lo ha detto il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, in un discorso all'Università di Bologna, dove ha ricevuto una laurea honoris causa in Giurisprudenza.
"La maggior parte dei paesi, da soli, non potrebbero beneficiare della fatturazione delle loro importazioni nella loro valuta nazionale, il che esaspererebbe gli effetti inflazionistici nel caso di svalutazioni", ha spiegato Draghi. "Sarebbero inoltre più esposti agli spillover monetari dall'esterno che potrebbero condizionare l'autonomia della politica economica nazionale: primi tra tutti gli spillover della politica monetaria della Bce, come negli ultimi anni è peraltro accaduto alla Danimarca, alla Svezia, alla Svizzera e ai paesi dell'Europa centrale e orientale", ha sottolineato ancora il presidente della Bce.
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"L'Unione europea è la costruzione istituzionale che in molte aree ha permesso agli Stati membri di essere sovrani. È una sovranità condivisa, preferibile a una inesistente. È una sovranità che piace agli Europei", ha affermato il presidente della Bce, ed ha aggiunto: "Le interconnessioni tecnologiche, finanziarie, commerciali sono così potenti che solo gli Stati più grandi sono indipendenti e sovrani al tempo stesso, e neppure interamente. Per altri Stati nazionali, fra cui i paesi europei, indipendenza e sovranità non coincidono".
"Nel complesso i cittadini europei apprezzano i benefici dell'integrazione economica che l'Unione europea ha prodotto e da anni considerano come il suo maggior successo la libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi, cioè il mercato unico", ha aggiunto Draghi
Draghi sottolinea, tuttavia, come sia calata "dal 57% nel 2007 al 42% di oggi la considerazione che i cittadini europei hanno delle istituzioni dell'Unione". "Questo declino - afferma - è parte di un fenomeno più generale che vede diminuire la fiducia in tutte le istituzioni pubbliche". E "quella verso i governi e i parlamenti nazionali oggi si attesta appena al 35%"
Tra le sfide future che deve affrontare la Ue, secondo Draghi, vi è quella di "rispondere alla percezione che manchi di equità: tra paesi e classi sociali. Occorre sentire, prima di tutto, poi agire e spiegare"
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