La cedolare secca sugli affitti delle
abitazioni piace sempre di più ai proprietari di immobili. A
otto anni dall'esordio, i contribuenti che l'hanno scelta sono
cresciuti di cinque volte, passando dai 504.000 del 2011 ai 2
milioni 545.000 del 2018.
I redditi soggetti all'imposta sostitutiva sono balzati da 4,2 a
15,6 miliardi. L'incasso per l'erario è triplicato: da 875
milioni di euro a 2,75 miliardi.
E' quanto risulta da un'elaborazione di Elexia.
Nel corso degli anni è sceso il valore medio annuale del
reddito da locazione soggetto all'imposta sostitutiva. Al
debutto, nel 2011, era di 8.363 euro. Nel 2018 è sceso a 6.144
euro.
Sette contribuenti su dieci hanno optato nel 2018 per la
formula a canone libero, con una tassazione al 21%. Gli altri
tre, invece, hanno scelto il "canone concordato", erede del
vecchio equo canone, con un'imposta ancora più leggera, al 10%.
Il forte vantaggio fiscale ha fatto crescere la schiera di
proprietari che hanno scelto di affittare la casa a un canone
più contenuto, beneficiando così di una tassazione molto
vantaggiosa. Questo segmento, infatti, ha registrato il maggior
successo, passando dai 65.000 contribuenti del 2011 ai 793.000
del 2018.
"La diffusione progressiva della cedolare secca", rileva Andrea
Migliore di Elexia, "dimostra che è stata adottata da grandi e
piccoli proprietari e si è estesa a tutte le tipologie di
affitto, facendo così emergere aree una volta sommerse".
"La grande popolarità della cedolare secca", osserva Andrea
Migliore, partner di Elexia, "dimostra che quando il fisco
applica imposte semplici e in misura ragionevole, i contribuenti
si adeguano. Sarebbe utile estendere questo sistema ad altre
tipologie di locazione".
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