I "ribelli dei Tamburi" hanno vinto la loro battaglia.
La Terza sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'Ilva in Amministrazione straordinaria e confermato la legittimità delle sentenze del Tribunale e della Corte d'Appello di Taranto, che avevano riconosciuto il diritto al risarcimento per il "ridotto godimento dei propri immobili" ad un gruppo di cittadini proprietari degli appartamenti di una palazzina di Via De Vincentiis del quartiere Tamburi, difesi dall'avvocato Massimo Moretti.
Tra le persone che dovranno essere risarcite c'è un operaio
dell'Ilva in pensione, Salvatore De Giorgio, che viveva a circa
200 metri dai parchi minerali del Siderurgico e poi ha dovette
lasciare l'immobile per trasferirsi a Lizzano.
L'Ilva già in primo e secondo grado era stata condannata al
risarcimento quantificato, in via equitativa, in un importo pari
al 20% del valore degli immobili al momento della domanda, con
importi compresi tra i 12 e i 16mila euro ad appartamento.
La vicenda si conclude, precisa Moretti, "dopo 15 anni di
battaglia giudiziaria, iniziata con la prima lettera di messa in
mora del 2006. Questa sentenza consente ai 'ribelli' di tirare
un respiro di sollievo poiché non saranno tenuti a restituire
quanto riuscirono ad incassare dopo la sentenza del 2014, poche
settimane prima che Ilva fosse ammessa alla procedura
concorsuale". Purtroppo però, la sentenza - conclude il legale -
non aiuterà i cittadini di Taranto attivatisi successivamente
alla sentenza del Tribunale del 2014, o che comunque alla data
di gennaio 2015 non abbiano ottenuto il pagamento, ad ottenere
il risarcimento a cui avrebbero diritto. Come è noto, infatti,
la procedura concorsuale non pagherà questi crediti risarcitori,
per insufficienza dei fondi disponibili".
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