È rientrato nel giro di poche ore, ma ha fatto scintille, lo scontro tra la Lega e l'Anac, culminato nella richiesta di dimissioni avanzata dal responsabile degli enti locali del Carroccio, Stefano Locatelli, nei confronti del presidente dell'Authority contro la corruzione, Giuseppe Busia, per le critiche da lui rivolte al nuovo Codice degli appalti, varato martedì dal Consiglio dei ministri. A distendere il clima sono state le parole dello stesso presidente dell'Anac sui sindaci definiti "eroi" e non dei "corrotti", e il dialogo mai sospeso - anche nei momenti più caldi - con Matteo Salvini, che guida il ministero delle Infrastrutture e la Lega.
Fino venerdì sera c'è tempo per limare il Codice prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e potrebbe essere messo qualche paletto alla 'deregulation' delle gare. A far detonare la querelle, sono state le parole di Busia - proposto dal secondo governo Conte e votato dalle commissioni parlamentari nel settembre 2020 con una maggioranza trasversale, con 45 voti favorevoli su 46 alla Camera, e 25 su 26 al Senato - sul rischio che, con le nuove norme, i Comuni affidino i lavori alla cerchia degli amici. "Sì, vedo il rischio - ha detto Busia in una intervista a Repubblica -. Specie per gli affidamenti diretti sotto i 140 mila euro, dall'acquisto delle sedie ai lavori per imbiancare la scuola.
Potrebbero essere chiamate le persone più vicine al dirigente, al sindaco o all' assessore. E ridurre la trasparenza aumenta i rischi corruttivi, specie ora che le risorse sono tante". Parole che Locatelli ha definito "inqualificabili e disinformate dichiarazioni del presidente Busia sul Codice Salvini: se parla così di migliaia di sindaci e pensa che siano tutti corrotti, non può stare più in quel ruolo". Peraltro, a febbraio in riunioni tecniche, si sottolinea in ambienti parlamentari, erano in parte già stati accolti suggerimenti provenienti dall'Anac. A stretto giro è arrivato, gettando acqua sul fuoco, l'apprezzamento di Busia per sindaci e amministratori locali. "Amministratori corrotti? No, nel modo più assoluto. I sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, - ha affermato Busia intervistato da La Sette - oggi sono degli eroi. Svolgono una funzione essenziale, importantissima, pagati pochissimo e si assumono grandi responsabilità". "Verso i sindaci - ha proseguito Busia spegnendo l'incendio - Anac nutre solo ammirazione". "Anac fortunatamente ha cambiato rotta - ha detto Salvini - e i sindaci da potenziali delinquenti sono diventati degli eroi nel corso della giornata". Fonti del Mit dicono il ministro "non si sottrae al confronto costruttivo per il bene del Paese e al fianco degli amministratori locali".
Appalti piu' semplici e veloci, arriva il nuovo Codice
A difesa del presidente dell 'Anac sono scesi in campo il Pd, il M5s, Sinistra italiana, Iv-Az, e critiche al Codice sono venute da Cgil e Uil. Positivo invece il parere dell''Anci. "La colpa di Busia è solo quella di denunciare con forza le criticità del nuovo codice appalti - afferma il presidente dei senatori dem Francesco Boccia - Dietro la richiesta della velocizzazione si nasconde l'abbassamento della qualità dei lavori e il rischio sempre più forte di infiltrazioni ancora più massicce della criminalità organizzata. La destra sappia che le preoccupazioni di Busia sono le nostre". Per Sabrina Pignedoli e Stefania Ascari di M5s, adesso "il 98% delle opere pubbliche, secondo le stime Anac, sarà realizzato senza gara d'appalto: si tratta di un lasciapassare per la criminalità organizzata". "Salvini lasci stare l'Anac. Con la sua piena collaborazione - afferma il senatore Ivan Scalfarotto del gruppo Azione-Italia Viva - abbiamo fatto Expo presto e bene". L'ok alla riforma arriva dalla segretaria generale dell''Anci Veronica Nicotra. "La valutiamo abbastanza positivamente, sono state portate a regime molte norme che erano già vigenti, quindi - ha aggiunto - non vedo nessuno stravolgimento, anzi al contrario direi che si è messo ordine a norme che venivano prorogate da tempo". Invece per la Cgil, il nuovo testo è un vero e proprio salto all'indietro, una controriforma che elimina gli aspetti qualificanti nelle procedure di appalto ispirate ai principi della trasparenza".
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