La patatina più piccante del mondo, la "Hot Chip" con, non a caso, una confezione a forma di bara, arriva sul tavolo dell'Antitrust: è pericolosa e soprattutto induce i giovani a percepire l'acquisto e il consumo come una sfida. Potrebbe quindi delinearsi come pratica commerciale scorretta.
A segnalarlo all'autorità guidata da Roberto Rustichelli è stata l'Unc che dà conto della risposta dell'Antitrust e dell'avvio della procedura.
Un'inchiesta delicata questa considerando che proprio lo scorso mese di settembre si contava già una vittima della sfida, un ragazzo quattordicenne americano incappato su Tik Tok.
Nessuno, informandosi, metterebbe in bocca niente che abbia un livello di "piccantezza" come la famigerata patatina di 2,2 milioni di gradi nella scala Scoville (questo riportano i siti del produttore). Basti pensare che il classico peperoncino italiano con il quale ad esempio viene condita la piccantissima 'nduja calabrese di gradi ne ha al massimo 15.000. Ma si sa quanto i giovani amino mettersi alla prova. E il problema è anche, oltre al tam tam sui social, la commercializzazione: la Hot Chip si può tranquillamente acquistare su Amazon per 15 dollari.
"E' una battaglia importante che stiamo facendo considerato che la patatina è venduta liberamente, anche ad adolescenti, come se fosse una sfida" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unc.
L'Antitrust procede con la lente della legge: "Il professionista nella distribuzione e commercializzazione del prodotto denominato Hot Chip Challenge, attraverso il richiamo ad una challenge, ovvero attraverso il claim 'quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?', - si legge nel documento dell'autorità diffuso dall'Unc - avrebbe sfruttato l'elemento della sfida e della relativa pericolosità come leva per accrescere l'attrattività del prodotto, e di conseguenza delle vendite, in modo da indurre i consumatori (specie minori adolescenti) a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza".
Una condotta "connotata da profili di particolare pericolosità in considerazione della giovane età, comunque adolescenziale, dei potenziali acquirenti ovvero in considerazione della risonanza che la stessa sfida è in grado di avere attraverso la massiccia diffusione sui social media", che "potrebbe integrare una fattispecie di pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo".
Inoltre, "sulla base degli elementi acquisiti sussistono nel caso di specie i presupposti perché l'Autorità deliberi la sospensione provvisoria della pratica commerciale posta in essere dal distributore del prodotto in Italia" dato che le condotte "caratterizzate da rilevanti profili di aggressività ed ingannevolezza, sono ancora in atto e sono caratterizzate da un elevato grado di offensività e suscettibili di produrre effetti gravi e irreparabili in quanto idonee, a porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, in particolare, consumatori più fragili e vulnerabili in quanto minori ed adolescenti".
Il procedimento riguarda la società Dave's, in qualità di distributore in Italia del prodotto denominato della società Hot-Chip con sede legale nella Repubblica Ceca.
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