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Responsabilità editoriale di Advisor
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Pubblichiamo un contributo a cura di Daniele Cat Berro, investment associate presso MainStreet Partners.
Di recente, la Sugar Tax ha diviso l’opinione pubblica italiana, alimentando il dibattito politico e campeggiando sulle prime pagine dei giornali. Una tassa simile è già presente in oltre 50 paesi (tra i quali UK, USA, Francia) ed è supportata dalla Organizzazione mondiale della Salute per combattere obesità, malattie cardiache e patologie simili. Infatti, l’eccessivo consumo di zucchero, soprattutto tramite bevande, è una delle principali cause dell’obesità. Inoltre, una dieta ad alto contenuto di zucchero aumenta le probabilità di patologie cardiache, la causa primaria di morte al mondo, e nel lungo termine aumenta la resistenza all’insulina, prodotta per regolare i livelli di zucchero nel corpo.
Le sfide nel mondo della salute sono molte, dalla prevenzione alla cura, e sempre di più sta aumentando la consapevolezza che ciò che consumiamo quotidianamente ha un forte impatto sulla nostra salute. Alla luce di ciò, le aziende stanno effettuando più o meno velocemente la transizione verso il cibo sano e con ridotti contenuti di zuccheri. Ma quali sono le conseguenze nel mondo degli investimenti? Le società operanti nel campo del cibo, che riusciranno meglio e più in fretta a effettuare questa transizione, verranno premiate sempre più grazie al supporto legislativo e alla crescente consapevolezza del consumatore. E, di conseguenza, saranno premiate anche dai mercati finanziari. Beneficiano di questo contesto da un lato le società che operano nel settore degli ingredienti con grande focus al cibo sano e, dall’altro, quelle che intervengono proattivamente, e non reattivamente, su questi fenomeni.
Nel primo gruppo possiamo sicuramente collocare Kerry Group, società irlandese, che supporta le aziende produttrici di cibo nel processo di riduzione delle calorie, degli zuccheri e dei grassi saturi presenti nei loro prodotti, cercando di aggiungere valori nutrizionali positivi. Altro caso interessante è quello di CHR Hansen, società di bioscienza danese che si occupa di sviluppare soluzioni naturali per l’industria alimentare e dell’agricoltura. Tramite l’utilizzo di enzimi e batteri cerca di aumentare i valori nutrizionali dei prodotti e la loro qualità. CHR Hansen è stata eletta la società più sostenibile al mondo da Corporate Knights, grazie ai suoi sforzi nello sviluppo di ingredienti che vengono utilizzati ogni giorno da un miliardo di persone ed ai rilevanti progetti in campo ambientale.
Nel secondo gruppo, quello delle aziende che agiscono proattivamente, vediamo Unilever, che ha sviluppato la sua strategia attraverso due linee guida. In primo luogo, punta a migliorare i prodotti dei brand proprietari e lanciarne nuovi sani. Per esempio, ha come target una riduzione entro il 2020 del 25% degli zuccheri sulle sue line di tè freddi (e.g. Lipton), a partire dai valori del 2010. A fine 2018 la riduzione di zucchero raggiunta era del 20%. In secondo luogo, Unilever punta ad acquisire brand sani, biologici o vegetali, come il portfolio di drink e cibo sano di GlaxoSmithKline. Questo tipo di società sono state e saranno meno colpite dall’aumentare inesorabile degli interventi legislativi e regolamentari volti a limitare il consumo di sale, zucchero e grassi.
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