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Responsabilità editoriale di Advisor
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Gli investimenti net zero e quelli nature positive possono sembrare allineati nei loro obiettivi; tuttavia, l’analisi condotta da Nuveen rivela che alcune strategie di investimento net zero potrebbero inavvertitamente incorporare rischi per la natura.
Secondo le proiezioni, la transizione energetica richiederà una spesa complessiva di 275.000 miliardi di dollari fino al 2050 (pari al 7,5% del PIL mondiale) per allineare le catene del valore globali a un’economia a zero emissioni.
Gli investitori riconoscono i rischi e le opportunità presentati dalla quantità di capitali in transizione, e 325 investitori, che rappresentano oltre 57.000 miliardi di dollari di asset in gestione, hanno assunto impegni verso investimenti net zero, che prevedono tappe fondamentali nei prossimi cinque anni. Analogamente si stima che la portata dei rischi per la natura influenzi 58.000 miliardi di dollari di valore economico (oltre la metà del PIL mondiale), ma si stima che 2.700 miliardi di dollari di investimenti annuali potrebbero sbloccare ulteriori 10.100 miliardi di dollari di opportunità commerciali. In questo senso, la nature positivity può sia rappresentare un rischio sistemico maggiore, ma può anche richiedere forme di investimento meno dirette per sbloccare le opportunità economiche rispetto a un focus net zero.
Tuttavia, gli impegni assunti finora per gli investimenti nature positive in relazione al clima sono meno numerosi e meno ambiziosi.
Ma come possono gli investitori adottare delle misure che integrino la natura negli investimenti? Purtroppo come mostra lo studio di Nuveen non esiste un’unica strategia di investimento che risolva contemporaneamente e in egual misura gli obiettivi climatici e naturalistici. Tuttavia, secondo gli esperti di Nuveen gli investitori possono dare priorità ai temi in cui l’attività economica delle imprese ha il maggiore impatto. Applicare un approccio scientifico per valutare l’ambizione e l’esecuzione dei miglioramenti rispetto agli obiettivi nature positive. E infine adottare un approccio di portafoglio completo per identificare le fonti di impatto sulla natura e le allocazioni alle soluzioni per la natura.
Si può partire dal fatto che la transizione energetica mira generalmente a una maggiore efficienza nell’intensità delle emissioni, a sviluppi tecnologici e normativi che incoraggino le fonti energetiche a zero emissioni e a soluzioni climatiche e compensazioni per affrontare le restanti emissioni non abbattute. I rischi per la natura sono simile in quanto si concentrano sull’intensità delle risorse, sul cambiamento delle preferenze della domanda e sulle soluzioni nature based che potrebbero creare opportunità di investimento nature positive per compensare gli impatti di altri investimenti di portafoglio.
Tuttavia, le strategie per realizzare la transizione energetica - come la costruzione di grandi progetti eolici o solari - hanno un costo in termini di impatto sulla natura, come il cambiamento di destinazione d’uso del suolo e la perturbazione dell’ecosistema. Gli investitori devono trovare il modo di bilanciare i costi, compresi i costi opportunità, quando si considera la riduzione delle emissioni di gas serra come obiettivo di investimento a sé stante e come parte di un più ampio obiettivo di investimento nature positive
Nuveen ha sviluppato in merito una metodologia per quantificare l’impatto stimato sulla natura delle partecipazioni aziendali. L’approccio di Nuveen è in grado di catturare un quarto degli impatti diretti di sole 50 aziende. Altri studi hanno stimato in modo analogo che un terzo dell’impatto sulla biodiversità in tutti gli ambiti, sia per le operazioni dirette che per le attività a monte o a valle, si concentra nelle prime 50 aziende ad alto impatto e quasi la metà (49%) nelle prime 100 aziende.
Nel complesso, l’analisi suggerisce che: la mitigazione dei rischi per la natura è più impegnativa della mitigazione dei rischi per la transizione climatica, dato l’ampio spettro di attività economiche con un elevato impatto sulla natura e la limitata granularità dei dati per isolare le diverse fonti di rischio natura. Inoltre, le tensioni tra mitigazione del clima e mitigazione della natura nelle strategie di orientamento del portafoglio possono limitare il contributo delle strategie di investimento incentrate sulle emissioni alle strategie di investimento nature positive.
Alla luce di ciò risulta chiaro che le strategie di investimento nature positive richiederanno, in ultima analisi, un approccio olistico che destini gli investimenti alle attività economiche più efficienti dal punto di vista delle risorse, che ricerchi opportunità di investimento come le soluzioni nature based per mantenere una fornitura resiliente di capitale naturale e che impegni le imprese e i responsabili politici a riconoscere la sovrapposizione delle dipendenze dalle principali fonti di capitale naturale e a disincentivare l’uso eccessivo dei beni comuni. Un utile punto di partenza è quello di integrare nel processo di investimento considerazioni sulla natura incentrate sull’uso dell’acqua, del suolo e sulla produzione di rifiuti.
Inoltre, l’uso del quadro di riferimento per gli investimenti nature positive della Science Based Targets Network consente di classificare le attività in uno spettro che va dall’evitare o non arrecare danni significativi fino alle pratiche riparative e di trasformazione.
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