Il Consiglio nazionale dei
commercialisti è stato ascoltato oggi dalla Commissione
parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie, con una
delegazione composta dal segretario nazionale delegato alle
Funzioni giudiziarie e Adr, Giovanna Greco, e dal ricercatore
della Fondazione nazionale della categoria professionale, Luca
d'Amore, ha depositato proposte di modifica legislativa per
migliorare il codice antimafia. Lo si legge in una nota.
L'audizione si è concentrata sulle "criticità riscontrate dagli
operatori del settore - amministratori giudiziari ed esperti
nominati dalle Prefetture - nell'ambito della gestione di beni
sequestrati e confiscati (in particolare aziende) e di imprese
sottoposte ad interdittiva antimafia". In questo scenario, i
commercialisti, ha ricordato Greco, "rappresentano l'84% degli
iscritti nell'albo degli amministratori giudiziari e
costituiscono, quindi, un significativo osservatorio sulle
criticità riscontrate e sulle buone prassi di gestione
adottate". Affrontato, tra l'altro, il caso delle "aziende
sequestrate con patto di riservato dominio e i rapporti tra le
amministrazioni giudiziarie e le pubbliche amministrazioni e
ceto bancario ove i commercialisti hanno riscontrato notevoli
criticità", va avanti la nota.
Sul 'nodo' della tutela dei terzi, i professionisti hanno
sostenuto che "serve una modifica legislativa volta a superare
le incertezze applicative in materia di onere probatorio
gravante sul terzo creditore, in particolare sulla strumentalità
del credito all'attività illecita". Ed è stato, si legge,
infine, pure proposto il superamento "dell'ingiustificato limite
dei tre incarichi aziendali, rimettendo al prudente
apprezzamento del giudice, la valutazione circa l'incarico da
conferire senza una predeterminazione legislativa a priori".
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