Il welfare aziendale ha raggiunto la "maturità" anche nelle piccole e medie imprese, con la diffusione di misure per la conciliazione tra vita e lavoro e di sostegni economici per i lavoratori.
A dirlo il Welfare index
Pmi di General: il 75% delle circa 7000 imprese partecipanti ha
superato il livello medio, una su tre ha un livello alto o molto
alto, il triplo rispetto alla prima edizione del 2016.
"Sono pronte per il rinnovamento del sistema di welfare del
Paese", secondo l'osservatorio.
"Una parte sempre più rilevante
delle pmi ha un elevato livello di welfare aziendale, che
utilizza in chiave strategica e che estende alle famiglie dei
dipendenti, fino all'intera comunità in cui opera", ha osservao
il country manager & ceo di Generali Italia, Giancarlo Fancel.
"Le istituzioni devono premiare e sostenere le aziende che
producono welfare", è l'appello arrivato dal general manager di
Generali Italia, Massimo Monacelli.
Dal governo è arrivato l'impegno, in un messaggio della
ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, a "intervenire per
il rafforzamento dei fringe benefits e degli incentivi al
welfare aziendale legato alla produttività" nella prossima legge
di bilancio. E la ministra per la Famiglia, Eugenia Maria
Roccella, ha riconosciuto al welfare "una portata centrale e
assolutamente decisiva" anche nella sfida demografica.
Secondo l'analisi del Welfare index, le Pmi sono punto di
riferimento per le comunità grazie alla loro diffusione sul
territorio e raggiungono il 44% delle famiglie italiane, delle
quali 3,2 milioni a vulnerabilità alta o molto alta. Possono
quindi rafforzare il proprio ruolo sociale in un contesto dove è
a carico diretto delle famiglie il 22% della spesa sanitaria e
il 71% di quella assistenziale, per una media 5.600 euro l'anno.
L'osservatorio indica inoltre che le imprese che puntano sul
welfare hanno vantaggi in termini di produttività e successo
economico.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA